Lasciare Forza Italia per Renzi? «Se in futuro Forza Italia cambia pelle, valuterò». Aldo Patriciello è uno che si affeziona, confessa, «alle persone e al modo di fare». Un tradizionalista, per il quale è difficile cambiare. Un moderato. Appunto. Il senatore di Rignano oggi, per quanto Italia Viva sia ancora acerba, è l’unico interlocutore di chi nel centrodestra non vuole morire salviniano.
È il Molise, invece, a rischiare un declino definitivo secondo l’eurodeputato azzurro che ieri sera, ospite di Conto alla Rovescia su Teleregione, ha lanciato un invito a tutte le forze politiche – che nei confronti dell’opposizione è un richiamo severo – a smetterla «col qualunquismo e la denigrazione per mero calcolo politico». La regione è «una candela che si sta spegnendo e noi dobbiamo riaccenderla», ha detto Patriciello. Invece, «vedo scene in Consiglio, tutti contro tutti». Un’immagine che non esita a definire «squallida». Dalle opposizioni «vogliono andare in procura per denunciare Toma sull’uso delle carte di credito», che da presidente di Regione ha il diritto, quando rappresenta l’ente fuori dai confini, di utilizzare. Non solo, la giunta decide «di «accompagnare per mano imprenditori molisani in un mercato nuovo» e fioccano le polemiche sulla partecipazione al Niaf. Mentre, Di Maio ha portato 100 imprenditori in Cina e «tutti gli hanno fatto un plauso». Di questo passo, il Molise non si salva e «ci dispiacerebbe essere i becchini di un territorio che per colpa nostra muore».
L’ultimo motivo di scontro che lo riguarda direttamente è freschissimo. «Non sono abituato a parlare contro gli altri, faccio politica da 40 anni e ho sempre evitato lo scontro. Però a volte le cose vanno oltre l’accettabile», la premessa di Patriciello. Il casus belli è un post del capogruppo dei 5 Stelle a Palazzo D’Aimmo Andrea Greco: una foto dell’eurodeputato e Laura Comi, arrestata giovedì con l’accusa di aver preso tangenti. E un commento: «In casa, fin da piccolissimo, mi hanno detto di non frequentare cattive compagnie… Il centrodestra è “primo” in tutto, ma sugli arresti è realmente imbattibile».
«Ho visto un post di un consigliere regionale che non nomino, perché credo non meriti neanche di essere nominato, un consigliere dei 5 Stelle – risponde Patriciello dal salotto di Pasquale Damiani – per essere chiaro, che ha postato una foto in cui ero insieme a Lara Comi, una ex collega parlamentare che vive una difficoltà del momento. Quasi che mi dovrei vergognare di stare vicino a lei. Al consigliere vorrei dire: non mi vergogno, sono onorato di essere stato e di essere amico di Lara Comi, che è una persona di grande moralità, persona perbene. Sarà lei a difendersi poi nei gradi di giudizio. Al consigliere regionale – prosegue l’eurodeputato – dico: preferiamo non parlare delle storie familiari perché andremmo oltre e non mi appartiene come cultura e come metodo». Ultimo consiglio a Greco: «Credo che di proposte buone pure ne ha, che le trasformi a fin di bene, in progetti per questa regione. gli imprenditori non sono la minaccia o l’ostacolo alla crescita, al contrario».
Bersaglio privilegiato dei pentastellati locali, Greco in testa, soprattutto perché proprietario del Neuromed, uno dei due grandi erogatori privati accreditati del Molise. Insieme a Cattolica, ma pure Villa Esther, Villa Maria, Potito – rivendica Patriciello – la sanità privata convenzionata attrae pazienti da fuori regione e realizza 96 milioni di mobilità attiva l’anno, a fronte dei 76 di mobilità passiva. «Chiediamoci piuttosto perché i molisani vanno a curarsi fuori, perché non si fidano dei nostri ospedali. Diventiamo più bravi, allora, invece di puntare a distruggere la sanità privata». Spesso dietro la disputa fra pubblico e privato ci sono «primari con poco successo» che dovrebbero invece dimostrare «capacità attrattive dei propri reparti». I fondi pagati ai privati per le prestazioni fanno chiudere il pubblico? Patriciello respinge questa tesi con forza: «La maggior parte di ciò che il privato incassa proviene dalle altre Regioni. Al Molise i privati non sottraggono un euro del suo fondo regionale».

r.i.

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