Il linguaggio è burocratico, formale. Ma il senso è uno solo. Vuol dire che quando l’assessore alla Sanità dell’Abruzzo Verì parlò di un accordo di confine col Molise per l’emodinamica non erano solo ‘chiacchiere’ da politico per tranquillizzare i vastesi agitati che chiedono di attivare il reparto al San Pio. Vuol dire anche che a Termoli l’emodinamica è a rischio.
«In considerazione della ventilata disattivazione della emodinamica al momento operante presso il viciniore presidio ospedaliero di Termoli, è allo studio la stipula di uno specifico “accordo di confine” con la Regione Molise al fine di implementare le attività di emodinamica presso il presidio ospedaliero di Vasto, rispondendo così ad una logica di ottimizzazione dell’offerta su scala inter-regionale». Nero su bianco, è scritto nella bozza del piano per la rete ospedaliera abruzzese 2019-2021.
Il documento è stato inviato, spiega il quotidiano online abruzzese Zonalocale che per primo scopre il velo sulla vicenda, a fine ottobre al Ministero. Sarà approvato entro fine anno. Nulla di definito e certo, se non che l’Abruzzo l’emodinamica interregionale la vuole gestire. Al momento Vasto non ha i numeri. Ma ci lavoreranno. Soprattutto se al di qua del confine troveranno terreno fertile. E la poca o nulla resistenza lo è già.
Il piano di Verì non collima con la bozza del programma operativo di Giustini e Grossi in un punto, importante ma non dirimente: la struttura commissariale molisana, nel definire i servizi del San Timoteo nel prossimo futuro, ‘disattiva’ di fatto il punto nascita ma non l’emodinamica di cui invece sottolinea il tasso di attrazione. Perché allora l’Abruzzo sa e scrive di una «ventilata disattivazione» dell’unità operativa? Per via del bacino di abitanti fissato dal decreto Balduzzi, 300mila abitanti, che in Molise ne ‘giustifica’ solo una che sia diagnostica e interventistica?
Anche Grossi e Giustini, comunque, per punto nascita, emodinamica e altri servizi del presidio termolese rimandano ad accordi di collaborazione con il San Pio, ipotizzando anche equipe miste che si spostano, evitando di spostare i pazienti.
Qualcuno sta lavorando a questi accordi o tutti i protagonisti – dai vertici della sanità abruzzese a quelli molisani – stanno usando la rendita di quella intesa fra le precedenti amministrazioni D’Alfonso e Frattura arrivata a un passo dal varo e poi abbandonata per via della scadenza elettorale?
Inutile dire che le risposte è difficile perfino reperirle. La sensazione è quella di una sanità più ‘leggera’ nell’offerta ospedaliera che arretra dal territorio via via che si fa più aderente l’applicazione del famigerato Balduzzi. Inoltre nessuno, fra le istituzioni e gli stakeholder, dà ancora la giusta considerazione alla rete territoriale, ai bisogni delle popolazioni coinvolte, che potrebbero essere per esempio molto più orientati alla cura di malattie croniche o legate all’invecchiamento. Certo, la rete delle patologie tempo dipendenti non può diventare ‘leggera’. Il reparto di emergenza cardiologica di riferimento per il basso Molise sarà ancora Termoli o no?
Se il piano operativo che verrà fuori dal tavolo tecnico di giovedì prossimo è quello circolato in bozza, la risposta sarà: boh. Nel senso che bisognerà attendere gli accordi e la nostra rete ospedaliera. Sempre che nel frattempo, i vicini non abbiano scelto già cosa gestire anche per noi.
Fra tante domande, qualche risposta. Vasto insiste, vuole l’emodinamica. Il sindaco Francesco Menna, dopo l’incontro col dg dell’Asl di Chieti Schael ha scritto una lettera ai due governatori, Marsilio e Toma, ai commissari della sanità molisana e ai vertici delle aziende sanitarie coinvolte (Asrem e Chieti): «Sono a chiedere di valutare nuovamente, e positivamente, la possibilità, prevista dalla normativa vigente, di un accordo di confine da realizzarsi tra Vasto e Termoli, che consenta di garantire il servizio ‘salvavita’ per entrambe le comunità, ma con presidio a Vasto».
Al di là del Trigno ci provano. Al di qua?
rita iacobucci