Non è bastata l’apertura agli specializzandi dell’ultimo anno autorizzata con la manovra del governo gialloverde, né quella più ampia disposta dal decreto Calabria. Il concorso dell’Asrem per 13 posti nei Pronto soccorso è andato pressoché deserto. Undici gli ammessi dal commissario dell’azienda Scafarto che a inizio dicembre ha portato a termine una procedura avviata all’inizio dell’estate scorsa dall’ex direttore Sosto. Uno solo dei candidati si è presentato alle prove. Per sopperire alla grave carenza di camici bianchi nei reparti di emergenza degli ospedali molisani l’azienda di via Petrella dovrà adesso percorrere la strada degli incarichi a tempo determinato, sperando che una riedizione della selezione a tempo indeterminato abbia migliore fortuna.
Altro capitolo: assunzione degli infermieri. La graduatoria della mobilità interregionale, attraverso cui l’Asrem ha stabilito nel 2017 di coprire 140 posti è arrivata al quarto scorrimento. Dovrebbe essere l’ultimo. E probabilmente dei posti totali alla fine se ne riusciranno a coprire un centinaio. E dire che la procedura è rimasta ferma un annetto per i ricorsi con cui alcuni precari stabilizzabili e alcuni infermieri che volevano usufruire della possibilità di tornare a casa utilizzando il concorso vinto anni fa altrove si sono fronteggiati al Tar. In tanti hanno rinunciato all’incarico ottenuto all’Asrem. Negli uffici di via Petrella sono arrivate, solo fra l’8 e il 9 gennaio, dieci comunicazioni di rinuncia. Si è quindi proceduto a scorrere l’elenco e dichiarare vincitori della selezione altri dieci infermieri.
Il presidente della Regione Donato Toma si è sempre detto convinto: la sanità molisana subisce le conseguenze di una cattiva reputazione che si è conquistata con l’azione di ‘de marketing’ messa in atto in questi anni.
Innegabile che in Molise più che altrove la riorganizzazione imposta dal deficit accumulato abbia avuto un iter accidentato. Litigi, ricorsi, contestazioni continue di provvedimenti e decisioni. E così l’azione di riordino rallenta, con il risultato che gli ospedali sono svuotati (anche per mancanza di medici, infermieri e operatori in generale) e l’assistenza sul territorio non viene potenziata. Quota 100 ha messo il carico, ma in linea generale chi può andare in pensione nel comparto sanitario in Molise lo fa. Senza pensarci due volte anche perché stremato da anni di super lavoro e poche motivazioni.
La carenza di medici è emergenza non solo in Molise. La mancata programmazione a livello nazionale, il numero chiuso di Medicina e quello ancora più chiuso delle specializzazioni tengono nel limbo migliaia di medici che ogni anno restano fuori dal percorso professionalizzante che li può rendere disponibili per i reparti. Mancano soprattutto ortopedici, medici e chirurghi d’emergenza, pediatri e ginecologi, anestesisti. Quelli che ci sono scelgono prevalentemente le strutture private, che più del pubblico offrono incentivi e prospettive di carriera. I concorsi espletati dall’Asrem dopo l’apertura agli specializzandi – che dopo il breve stallo legato al nuovo blocco del turnover poi rimosso sono andati avanti in maniera più spedita rispetto a qualche anno fa – non hanno infatti ottenuto il successo che ci si aspettava. Ma su cui gli addetti ai lavori erano scettici. Avviate le selezioni prima di andare a dirigere l’Asl Napoli 3, per esempio, l’ex dg Gennaro Sosto fece previsioni molto caute. Che poi, per i Pronto soccorso ma non solo (anche al concorso per ortopedici gli ammessi sono appena pari al numero dei posti a concorso) si sono avverate.
Se a tutto questo si aggiunge il piano di rientro infinito del Molise, con l’impossibilità di decidere ad esempio di rendere un po’ più pesante la busta paga dei medici che scelgono di venire a lavorare in Regione – magari giovani e al primo incarico oppure primari affermati che potrebbero dare una svolta ai reparti – si comprende come la posizione di chi stamattina si presenterà all’Unimol per l’incarico da direttore generale Asrem, vacante dal 1 settembre, è assai poco invidiabile.
Ai colloqui sono stati ammessi in 25. Ma tra i nomi di ‘prima fascia’ – i manager più autorevoli e noti – in molti da quando hanno fatto domanda a oggi sono stati scelti già per un altro nuovo incarico: Polimeni a Pordenone, Schael a Chieti, Gallo è stata confermata dg Salute in Regione. Gli esperti indicati da Toma gli forniranno una rosa di nomi, quelli ritenuti i migliori per il ruolo, da cui il presidente sceglierà. Un ruolo che comporta caricarsi sulle spalle una sfida difficile (anche se non impossibile): traghettare la sanità molisana, attraverso la sua unica azienda, fuori dal tunnel del commissariamento.
rita iacobucci