Il bicchiere mezzo pieno: nonostante sia l’azienda sanitaria unica del Molise – piccolo, lontano dai riflettori e fuori dalle rotte del potere e ancora commissariato – l’Asrem attrae l’interesse di manager che hanno un nome e pure un ruolo. Quello mezzo vuoto? Le legittime ambizioni di chi come Schael e Lorusso è al timone di una Asl solo da settembre scorso possono sottendere la visione del Molise come facile terreno di conquista. Ancora commissariato ma a un passo da un cambio di registro perché muteranno le regole del commissariamento e magari compensazione di scelte poco azzeccate. O, peggio, possibilità di ricollocazione utile a blindare la propria posizione che traballa un po’.
Esagerazioni giornalistiche? Se lo sono, bene. Ma il presidente della Regione lo dice chiaramente: «Il Molise non è terra di conquista. La motivazione dei candidati sarà fondamentale e deve partire da una sfida professionale che si vuole vincere».
La commissione nominata da Donato Toma – composta dal prof Unimol Capalbo che la presiede, dall’esperto Agenas Grippa e dal dg Salute della Liguria Quaglia – ha svolto i colloqui il 16 gennaio. Gli fornirà una rosa, con le motivazioni, di coloro che fra i 12 presenti alle prove orali ritiene idonei all’incarico. A questo punto, il governatore li convocherà. Perché a parte il curriculum e la professionalità gli interessa capire cosa ognuno di loro verrebbe a fare a via Petrella. Per Toma, considerando il guado in cui la sanità molisana si trova, il futuro dg deve terminare il mandato. «Altrimenti la situazione diventerebbe difficilissima».
L’ambiente dei direttori della sanità, che i 5 Stelle vogliono sottrarre all’indicazione della politica, in queste occasioni mostra una significativa autonomia. L’albo è di oltre 700 manager, molto più ristretto il gruppo di chi il mestiere lo fa e non è un gruppo monolitico. In politica e in magistratura si chiamerebbero correnti: contatti e relazioni, alleanze che si reggono sull’affinità di pensiero e di incarichi o ruoli. L’incarico nel piccolo Molise non fa restare i vari inner circle indifferenti.
Appena dopo i colloqui all’Unimol, si scatenano le voci. E viene fuori che Thomas Schael, sulla carta probabilmente il più titolato dei 12 ma che da qualche mese è approdato a Chieti dopo essersi dimesso anzitempo da sub commissario in Calabria, a fare la prova per la successione a Gennaro Sosto non è venuto solo per non fare uno sgarbo alla commissione. In Abruzzo molti dicono (o invece si augurano?) che il manager tedesco lasci l’Asl teatina. Atteggiamento deciso, anche nel mettere in chiaro che guarda all’utenza del basso e alto Molise, in questi mesi forse non ha sortito i risultati che lui stesso sperava. A Campobasso avrebbe un’alleata importante, si dice, la sub commissaria Ida Grossi. I rumors, fisiologici in questi casi, sono nati perché si stimano e nell’ambiente si sa e perché in passato hanno lavorato insieme. Ma la partita è in mano al presidente della Regione.
Anche Stefano Lorusso, dg alle prime armi perché quello a Frosinone è il suo primo incarico da direttore generale (d’altro canto è del 1975), non si è presentato ai colloqui con leggerezza. Tanto che poi la sua partecipazione nel Lazio ha provocato reazioni. Tra i colleghi manager, perché firmare un contratto a settembre e giocarsi un’altra possibilità quattro mesi dopo – una possibilità analoga non certo un incarico al Ministero insomma – guasta l’ambiente e la propria credibilità. E reazioni nella giunta che lo ha nominato. L’assessore D’Amato si è ‘precipitato’ a Frosinone per alcune inaugurazioni. Appena dopo il colloquio di Lorusso a Campobasso e al suo fianco per mandare un messaggio – sostiene l’accreditata stampa locale – che significa “Lorusso non è in discussione e da qui non si muove”.
Presidente Toma, ha letto le indiscrezioni sulle ambizioni eccellenti al vertice dell’Asrem?
«Non posso dire nulla al momento sulla nomina del direttore dell’azienda sanitaria. E le spiego perché. Intanto perché devo leggere la rosa dei nomi che aspetto di ricevere dalla commissione davvero a breve, da un momento all’altro. Inoltre, perché poi li dovrò sentire io, parlarci. Dunque li convocherò. E, terzo punto, perché io non sono scontato nelle decisioni. Infine, tutto quel che ho detto finora non individua nulla del mio pensiero. Ho detto tutto e il contrario di tutto, mi rendo conto. Ma specialmente quando sono nomine così delicate non voglio che i nominandi abbiano la percezione che li stia per nominare».
Il rovescio positivo di questa medaglia è che c’è un interesse importante per la nostra azienda sanitaria.
«La Regione Molise è una partita difficile e importante. Mi chiedo fino a che punto chi è in posizione dirigenziale più comoda rispetto al ruolo nella nostra regione e più prestigiosa come visibilità possa avere interesse a venire da noi. Questa è la prima domanda che faccio a me ed è la motivazione che io vorrò scoprire nei candidati. Il colloquio che farò io sarà di tipo motivazionale. Va bene se arrivano manager con un super curriculum, ma io devo valutare la motivazione».
L’altro lato, sempre della stessa medaglia, è l’impressione che il Molise possa esser visto come facile terra di conquista per chi ha qualche freccia al suo arco.
«Io non voglio questo. Questa regione non è terra di conquista. La motivazione deve partire da una sfida che si vuole vincere, sfida professionale principalmente. Ho quindi idee chiarissime. Non sono preoccupato, aspetto la rosa dei nomi dopo di che velocemente andremo alla nomina. C’è bisogno di farla rapidamente perché ho delle idee sull’Asrem e sto ragionando anche con la struttura commissariale, nel senso che secondo me si può trovare una forma sperimentale di gestione del commissariamento. Una soluzione che proporrò al ministero della Salute dove avrò un incontro a breve».
rita iacobucci