I sindacati della dirigenza medica e veterinaria hanno proclamato da due giorni lo stato di agitazione che vale per tutti gli ospedali pubblici. Si alza l’asticella dello scontro perché è aumentato il rischio paralisi per gli ospedali pubblici, come spiega il segretario regionale dell’Aaroi Emac David Di Lello.
Oltre alla sua sigla, Anaao Assomed, Cgil Medici e Federazione veterinari medici hanno scelto di aprire il fronte con l’azienda sanitaria e con la Regione. Non tutti i sindacati della dirigenza, ma una buona fetta e le sigle sono rappresentative. Come prevede la legge, hanno avviato il tentativo di conciliazione che si svolge in Prefettura. «Fondamentalmente – aggiunge Giovanni Pulella di Anaao – noi puntiamo a incontrare i due prefetti visto che nonostante le nostre numerose istanze e sollecitazioni col commissario straordinario dell’Asrem non riusciamo a parlare».
Il battesimo del fuoco, il primo banco di prova veramente impattante da quando siede al secondo piano di via Petrella, per Virginia Scafarto. Scelta dal presidente Toma per traghettare l’azienda alla nomina del nuovo direttore generale, l’ex direttore sanitario dell’Asl Napoli 2 ha velocizzato l’iter dei concorsi in atto, ma per esempio quello per 13 medici di Pronto soccorso è andato pressoché deserto.
E l’agitazione dei camici bianchi è iniziata proprio dal reparto di emergenza urgenza del Veneziale di Isernia per poi allargarsi agli altri. È una delle branche con la maggiore carenza di organico, come pure gli anestesisti, gli ortopedici, i ginecologi e i pediatri.
Con i pensionamenti imminenti, denunciano i sindacati, sarà sempre più difficile coprire i turni, già adesso – denuncia in particolare Pulella – ce ne sono di «scoperti, non vidimati ma accettati dalla direzione sanitaria». A Scafarto le sigle sindacali che hanno indetto l’agitazione contestano l’assenza di risposte all’emergenza e la mancanza di dialogo.
Dall’incontro dell’11 dicembre non sono emerse soluzioni, dicono sia Pulella sia Di Lello. «Regione e azienda ci hanno costretto a questo passo anche perché la situazione che stiamo vivendo viene da lontano e coinvolge la responsabilità di chi sia in via Petrella sia in via Genova non ha saputo gestirla», sintetizza il primo. Il rappresentante degli anestesisti fa riferimento al piano del fabbisogno approvato un anno fa dall’ex direttore Sosto.
«Chi oggi è al vertice dell’azienda oggi e quindi la rappresenta deve portarlo avanti. Nel nostro specifico caso abbiamo moltissimi colleghi con centinaia di ore in più non pagate. E sono prossimi alla pensione. Ai prefetti vogliamo illustrare tutte queste cose e dire che senza provvedimenti che vanno presi adesso si rischia la paralisi degli ospedali pubblici. Se l’intento è quello di arrivare a un solo ospedale lo si dica: a noi operatori ma soprattutto ai cittadini».
A proposito del piano del fabbisogno, per dare qualche dato: in organico ci sono 33 anestesisti, le assunzioni richieste a luglio al tavolo tecnico dall’azienda erano 55. A novembre la risposta del Mef, che evidentemente tiene in considerazione che il disavanzo stimato per il 2019 della sanità molisana è pari a 58 milioni (solo 18 quelli coperti dalle tasse): due le assunzioni possibili e quindi autorizzate per gli anestesisti.
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