Al San Timoteo è accaduto durante le festività natalizie. Sull’organico ridotto all’osso hanno pesato i giorni di ferie del personale e dunque gli interventi programmati sono stati sospesi.
Anche nelle scorse ore il problema si è ripresentato. Il problema è quello dei turni scoperti, per coprirli l’azienda sanitaria può acquistare – e ormai lo fa sistematicamente – dai propri dipendenti ore aggiuntive rispetto alle 38 settimanali. Principalmente sono gli anestesisti a mancare e sono loro a dire no da qualche tempo. Tanto che a Isernia il rischio di dover fermare le operazioni non d’emergenza è concreto e reale. Stamattina il direttore sanitario del presidio ospedaliero unico Dino Sassi sarà al Veneziale per una riunione con la responsabile del reparto di Anestesia in cui cercherà di scongiurare il blocco. «Faremo il punto, chiederò ai colleghi cosa sta succedendo, se c’è un rifiuto a effettuare prestazioni aggiuntivo e perché. Certo – ammette Sassi – così non si potrà andare avanti a lungo».
Concorsi che si allungano nel tempo e poi magari vanno deserti, il tavolo tecnico che contingenta le assunzioni non potendo più bloccarle del tutto e dice no a qualsiasi altra soluzione che non sia l’assunzione a tempo indeterminato (no ai pensionati, no ai militari e no alle società esterne): il risultato è che l’Asrem conta sempre sullo stesso organico da anni. Anzi no, l’organico si assottiglia per i pensionamenti di specialisti che non riesce a rimpiazzare. Il problema riguarda non solo gli anestesisti (senza i quali però non è possibile operare) ma pure i ginecologi, i chirurghi, i medici di medicina generale. Su cui è in servizio grava il peso dei turni ordinari e di quelli aggiuntivi che l’azienda richiede per garantire i servizi. Turni ben pagati, sia chiaro. E che finanziariamente sono un peso importante sul bilancio dell’Asrem. Un cane che si morde la coda. Senza dimenticare che se il fabbisogno di anestesisti è di circa 60 unità e in servizio ce ne sono 30, questi 30 lavorano male. «Stiamo facendo i salti mortali ma la situazione non può andare per le lunghe – ribadisce Sassi – Non si possono fare le nozze coi fichi secchi».
Dal 1 febbraio sarà lui a dover autorizzare il pagamento delle prestazioni aggiuntive, in base a una disposizione del commissario straordinario. Gli hanno assegnato un budget pari a quanto speso nel 2019. Sa già che non gli basterà perché rispetto a un anno fa sono andati in pensione alcuni colleghi e non sono stati rimpiazzati.
ritai
Ok è tutto chiaro, ma perché nessuno ci spiega come siamo arrivati a questo sfacelo. Siamo la regione più indebitata d’Italia. Perché? Chi ne ha le responsabilità? Nessuno?