Lo dice da parlamentare in carica, rappresentante molisano in Senato. Lo dice con la passione e la commozione del direttore sanitario.
Luigi Di Marzio è in aspettativa elettorale, ma è tuttora il direttore sanitario del Cardarelli. Affranto perché sa le condizioni anche psicologiche in cui lavorano i suoi colleghi in questo momento. Un fardello pesante, l’ospedale del capoluogo di regione è Covid hospital.
«Voglio dirlo pubblicamente, lo ritengo un obbligo morale: il Cardarelli è il Cardarelli. Quello che io ho sempre sostenuto negli anni passati, le mie critiche alle scelte fatte in questi anni e al dibattito che virava sempre su altre strutture, sulle ‘eccellenze’ private, delegittimando invece l’ospedale regionale. È perfino doloroso in una situazione del genere dire: avevo ragione. Ma avevo ragione. Adesso chi sta curando i malati di Covid-19? Il sistema pubblico, il Cardarelli!».
Non si può dire che a Di Marzio difetti il parlar chiaro, il dire quello che pensa. Come non rinnega la convinzione per cui il Molise potrebbe essere adeguatamente assistito con un solo ospedale, centrale rispetto a tutto il territorio, a patto che però sia completo e con la dotazione che serve, allo stesso modo afferma: «Il sistema in questo momento nella nostra regione sta tenendo per merito del Cardarelli, che continua a fare il suo dovere con serietà e competenza. Mi auguro che continui a farcela. Se non hai abbastanza respiratori, faccio per dire, e la situazione peggiora a quel punto sarà davvero arduo».
Quello dei dispositivi e dei macchinari necessari a trattare in sicurezza il Covid-19 è un problema di tutte le Regioni. «Ma tutte le Regioni avrebbero dovuto avere una scorta di dpi! E invece no. Negli anni recenti si è pensato a tagliare, a togliere soldi al pubblico. Si erano chiusi reparti, ricordate che malattie infettive al Cardarelli era stato chiuso? Tanto non serviva… Per la caparbietà e la professionalità di chi lavora al Cardarelli è stato riattivato», aggiunge Di Marzio. Accadde a gennaio 2019, quando la direzione sanitaria guidata dalla dottoressa Morelli chiese e ottenne dall’allora dg Sosto l’assenso e l’autorizzazione a riaprire subito l’unità di malattie infettive. Senza quella scelta, mai neanche pubblicizzata ma compiuta, il Molisecome avrebbe curato oggi i malati di Covid-19?
Il personale a contatto con i contagiati, nei reparti a rischio, è stato sottoposto a test a tappeto. Alle 20 di ieri sera nessun positivo. In medicina e nell’assistenza in caso di epidemia la fortuna non esiste o pesa pochissimo. Segno che in contrada Tappino la battaglia al coronavirus si sta conducendo con rigore, competenza ed estrema professionalità. «Ecco, è così – conclude il senatore Di Marzio – E un riconoscimento credo vada indirizzato anche alla dottoressa Scafarto, direttore sanitario dell’azienda che sa fare il suo mestiere. Credo sia fuori discussione, perché lo sta dimostrando, che ha la competenza e l’impegno giusti».
r.i.

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