L’ultimo ricordo, il collega Romeo Flocco che gli diceva: dobbiamo intubarti. Poi il buio. Alla luce è tornato solo tre settimane dopo, tre settimane che ha trascorso in una «dimensione strana».
Giovanni Serafini ha parlato con l’Ansa della sua esperienza terribile: paziente 2 del Molise ora completamente guarito e tornato a casa da due giorni.
«Questa malattia è drammatica perché il malato è solo, deve essere lasciato isolato e questa è la cosa peggiore. Purtroppo è una regola giusta ma veramente difficile, dura», ha detto Serafini, primario del reparto di otorinolaringoiatria del San Timoteo di Termoli. «È stato terribile. Mi sono sentito morire: se sono vivo è grazie alla professionalità e all’abnegazione dei colleghi del reparto di terapia intensiva del Cardarelli. Sono loro che mi hanno salvato la vita. Sarò loro grato per sempre. Mi hanno curato benissimo. Non lo dimenticherò mai», ha aggiunto. «L’ultima cosa che ricordo è il dottor Flocco che mi diceva della necessità di intubarmi. Poi il nulla. Mi hanno svegliato dopo un periodo di buio ed è un momento in cui rivivi tanti episodi della tua vita. Ero in una dimensione strana in cui sentivo quando si avvicinavano gli operatori. Essere tornato a casa e poter parlare con mia moglie è qualcosa di straordinario. Mi sono reso conto che, in un attimo, può cambiare tutto: la tua vita, la tua famiglia, la tua dimensione. È stato un periodo terribile, non lo auguro al peggior nemico. Sono una persona sana che fa sport, non ho altre malattie o patologie non mi sarei mai aspettato una cosa del genere».
Una testimonianza fondamentale, quella di chi si è salvato: «Ora voglio solo dimenticare. Dopo tutto quello che ho vissuto posso dire che restare a casa è l’unica cosa importante. Hanno fatto bene ad imporre il distanziamento sociale e la permanenza in abitazione».