Professionisti sanitari prevalentemente giovani per una precisa scelta: i giovani hanno maggiore dimestichezza con i mezzi informatici. E il tratto distintivo delle unità speciali anti Covid per l’assistenza ai malati che sono isolati al proprio domicilio – salto di qualità nella lotta al virus – è proprio uno specifico orientamento all’utilizzo delle tecnologie.
L’organizzazione delle tre Usca costituite con una delibera del dg dell’Asrem Florenzano a fine marzo è stata curata dal dottor Giuseppe De Marco, che ora si occupa direttamente di quella che ha sede a Bojano e competenza sul territorio del distretto di Campobasso – di cui De Marco è da pochi giorni reggente -, gli altri due distretti curano le altre due di Larino e Venafro.
Sono oltre 100 i Covid seguiti dall’unità di Bojano sui 195 totali censiti da Asrem il 6 maggio. Ogni giorno l’azienda sanitaria dà conto delle visite effettuate dai giovani camici bianchi di continuità assistenziale. Si tratta, spiega De Marco, sostanzialmente del primo accesso: da quel momento in poi, per evitare il più possibile rischi, il paziente si gestisce prevalentemente da remoto.
Ogni giorno, l’Usca riceve l’elenco dei nuovi positivi che si aggiungo a quelli già diagnosticati. I medici quindi contattano telefonicamente i pazienti per concordare il primo accesso. Hanno a disposizione un’auto dell’azienda sanitaria che quotidianamente – riferisce De Marco – viene sanificata. Partono dalla sede già vestiti: tuta di protezione, calzari, occhiali (o visiera per chi porta gli occhiali da vista). A casa del paziente controllano i parametri di ossigenazione nel sangue e frequenza cardiaca con apparecchi da dito. La squadra è composta sempre da due medici: mentre uno visita il paziente, l’altro registra tutto sul tablet. «Così non ci si deve affidare alla memoria e non si perde nulla», sottolinea il capo del distretto di Campobasso. Finita la visita, in prossimità dell’auto, la procedura di svestizione che è ancora più importante della vestizione in termini di contenimento del rischio di contagio.
L’unità di Bojano ha in dotazione anche una decina di apparecchi per testare ossigenazione e frequenza cardiaca collegabili al telefono, quindi il paziente può essere controllato dalla sede. Nell’assegnazione del dispositivo di telemedicina, naturalmente, valutano se il paziente può controllare efficacemente da solo i parametri e quindi inviarli correttamente.
Dopo il primo accesso, sempre da remoto, ogni giorno i medici dell’Usca contattano i pazienti. Il monitoraggio avviene in sinergia con i medici di famiglia e gli specialisti di malattie infettive. Per i pazienti dimessi dal Cardarelli e ancora positivi è il reparto infettivi dell’ospedale a dare l’incarico alle Usca. A disposizione c’è pure una cardiologa.
Sempre in sinergia con gli infettivologi, si decide di richiedere il tampone di controllo. A fronte di un tempo medio di 14-20 giorni, in Molise ci sono diversi casi di malati positivi al Sars-Cov2 anche dopo un mese e oltre. Quanto alla terapia che fosse ritenuta necessaria, anche in chiave preventiva di peggioramenti che potrebbero portare all’ospedalizzazione dei pazienti, questa viene decisa dagli infettivologi e somministrata attraverso gli infermieri dell’assistenza domiciliare integrata. Che si occupano anche dei Covid che presentano patologie diverse, magari croniche e pregresse. Pochi i casi, nell’ordine di uno o due, sul territorio del distretto di Campobasso, riferisce De Marco. Altro dato non solo statistico, i paucisintomatici seguiti al domicilio non hanno un’età media elevata.
Entro questa settimana, l’Usca di Bojano conta di terminare i primi accessi di tutti i pazienti di competenza. Quelli già ‘in carico’. In via Petrella si aspettano che i numeri possano aumentare, anche se non è detto e nessuno se lo augura, in virtù dei rientri di queste ore dal Nord, zona in cui il virus ha continuato a circolare in maniera diffusiva anche in queste settimane. Nella giornata di lunedì si sono segnalate, secondo una prima stima, 53 persone ai numeri e alle mail messi a disposizione dal dipartimento di prevenzione.
ritai