Il giorno dopo lo scontro a distanza – e a suon di convocazioni e riscontri che dire piccati è un eufemismo – il commissario della sanità Angelo Giustini e il direttore dell’Asrem Oreste Florenzano minimizzano e anzi l’avvocato napoletano che dal 29 febbraio guida l’azienda di via Petrella smentisce che ci sia stato «alcuno spirito polemico».
A Giustini che descriveva ingestibile sul medio e lungo periodo un ospedale misto (Covid e non) e quindi metteva nero su bianco la proposta di realizzare al Vietri un dipartimento di malattie infettive (orientato adesso al Sars-Cov2 ma in futuro istituto per patologie diffusive anche su scala interregionale), Florenzano e Scafarto hanno risposto ricordando la mancata adozione da parte dei commissari del programma operativo e hanno di fatto detto no alla scelta di Larino. Fin qui le note.
«Non abbiamo detto un semplice no, abbiamo analizzato le circostanze tecniche», ha spiegato il manager dell’Asrem in un’intervista a Teleregione. «C’è un problema in relazione ai costi, è vero che ce lo finanzia lo Stato ma poi la struttura grava sulle casse regionali. E sapete che l’Asrem ha un bilancio fortemente negativo ma non è tanto questo il problema», ha proseguito. Per realizzare un Covid hospital servono non solo malattie infettive ma una rianimazione, un laboratorio di analisi, un’emoteca, una radiologia, il relativo personale. I tempi di realizzazione non sono brevi, «se l’idea nasce per risolvere la situazione» del Cardarelli, la convivenza di un hub Covid con le attività ordinarie, «non è risolutiva».
Al commissario, ha raccontato Florenzano, «abbiamo proposto ipotesi alternative di immediata realizzazione che ci consentirebbero di avere una rianimazione esternalizzata nelle vicinanze dell’ospedale Cardarelli. È possibile acquistare dei moduli di terapia intensiva che possono essere visti in aggiunta al Cardarelli e ci consentono di gestire in sicurezza» un eventuale ritorno dei contagi. Moduli prefabbricati, ha precisato, che sarebbero del Cardarelli. Esternalizzati in maniera quindi strutturale e non giuridica. Una «separazione fisica per non creare problematiche che abbiamo dovuto affrontare in fase 1». Sui tempi non ha fornito una stima perché, ha detto, «stiamo verificando fattivamente la realizzazione». Come pure, ha aggiunto, al commissario è stata prospettata anche l’altra ipotesi di utilizzare cioè la rianimazione del Gemelli, che rimane percorribile.. «Noi preferiremmo i moduli per indubbi vantaggi, ovviamente per realizzarla bisogna agire e noi lo stiamo facendo», ha concluso.
Alla riunione di lunedì sera hanno preso parte anche la dg Salute Lolita Gallo e la sub commissaria Ida Grossi – oltre a Giustini, Florenzano e Scafarto -, un altro summit operativo si terrà in giornata. Giustini ha preso atto delle valutazioni di Asrem e direzione Salute (pure da lì è arrivato un no alla proposta di Larino) e ha chiesto però una relazione scritta: no a Larino perché in base a dati progettuali e numeri, ostacoli concreti. E un progetto altrettanto concreto per il piano B. «C’è tutta l’intenzione di lavorare seriamente», dice solo glissando completamente sulle domande che riguardano lo scambio epistolare non esattamente affettuoso del giorno prima. «Lungi da noi commissari e dalla struttura commissariale la litigiosità. Aspettiamo un progetto in tempi ragionevoli, tutto qua. Dobbiamo una risposta ai molisani». Risposta che poi finirà anche sul tavolo del ministero della Salute. A Roma, chiarisce il commissario, spetta l’ultima parola.
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