Avviata dall’Asrem a fine 2017, la gara europea per la nuova risonanza magnetica del Cardarelli è stata assegnata dalla centrale di committenza della Regione a fine giugno di un anno fa. In mezzo, come è fisiologico, un ricorso amministrativo.
Ma si è conclusa, a guardare le foto del reparto allestito dall’impresa Boggia che lavora in partnership con la Ge Healtchcare (che ha fornito il tomografo), molto bene. Chiudendo l’epoca in cui Tac (non solo a Campobasso ma per esempio a Termoli dove pure era destinata un’altra delle Tac acquistate nell’estate scorsa) e risonanza funzionavano a singhiozzo. Obsoleti, con una lunga ‘carriera’ sulle spalle: era ora di sostituire i macchinari.
Ge Healthcare (Ge Medical System Italia Spa) ha fornito attraverso una gara Consip anche la nuova Tac all’ospedale regionale (nonché a quello di Isernia) e l’allestimento è stato curato dalla stessa ditta partenopea. O meglio, al Cardarelli è stato realizzato un intero reparto con la Tac e la risonanza 1,5 Tesla che si chiama ‘Architect’ ed è una delle macchine più evolute nel settore, in Italia è presente nei migliori ospedali.
La squadra di Boggia Srl e Ge ha lavorato nei mesi dell’emergenza Covid. La Tac era stata allestita appena prima (ed è stata utilizzata in maniera più agevole dal punto di vista dei percorsi durante l’emergenza). La risonanza, invece, proprio nelle settimane in cui l’ospedale del capoluogo era investito dal picco di malati in terapia intensiva e rianimazione. Ma non si è riscontrato, né fra i sanitari né fra i fornitori esterni che vi si recavano per lavorare, alcun contagio. Caratteristica dell’allestimento, l’Ais: un sistema registrato del gruppo Boggia che realizza l’umanizzazione delle cure. Si tratta di un sistema integrato che ha come scopo principale la ‘sedazione psicologica’ del paziente (per aiutarlo a combattere l’ansia di sottoporsi al trattamento) e integra effetti visivi e audio creando atmosfere rilassanti.
«Attorno alla macchina abbiamo costruito un intero reparto – spiega a Primo Piano Francesco Boggia, amministratore dell’impresa di Napoli che ha eseguito i lavori – e siamo riusciti a farlo in tempi fantasmagorici considerando anche la concomitante emergenza Covid». L’ultimazione dei lavori, il 10 aprile scorso. Poi la prova dei macchinari e il training degli operatori, ma da un paio di settimane il reparto è funzionante.
L’11 luglio 2019 la delibera con cui l’allora dg dell’Asrem Sosto, che aveva avviato la gara, prendeva atto dell’aggiudicazione a Ge Healtchcare. Durante i lavori, il Cardarelli ha utilizzato una risonanza mobile (installata su un Tir). Per gli esami con mezzo di contrasto, Asrem ha stretto un accordo col vicino Gemelli. Da un paio di settimane, la fase transitoria è terminata. E il reparto guidato dal dottor Camperchioli ha ora a disposizione una strumentazione di elevata specializzazione. Insieme all’architetto Francesco Boggia, alla realizzazione hanno collaborato l’ingegnere Fabrizio Moccia, Benedetto D’Iglio e Gerardo Bassano, manager con diverse responsabilità della General Electric Healthcare. La direzione dei lavori, quella sanitaria dell’ospedale e la direzione dell’azienda guidata da Florenzano, racconta Boggia a Primo Piano, «ci hanno seguito egregiamente, ci sono stati affianco. E naturalmente quando la committenza è compartecipe si lavora meglio».
La sanità prima e dopo il Covid: si riparte anche dal nuovo reparto di radiodiagnostica del Cardarelli. Un ‘dove eravamo rimasti’ che al servizio sanitario pubblico regionale fa compiere un passo avanti notevole. E importante.
rita iacobucci