Il 40,35% della popolazione molisana soffre di patologie croniche. I cluster (insiemi di soggetti collegati fra loro, grappolo rende meglio l’idea) sono diversi: il 6,30% è affetto da un’unica malattia cronica minore, il 20% da una sola cronicità dominante o moderata, l’1,15% invece da patologie croniche dominanti in tre o più organi.
Sono queste le fasce, pluripatologiche e ad alto rischio clinico, che anche nel caso di infezione da Sars-Cov2 preoccupano di più dal punto di vista dell’assistenza: alti tassi di mortalità e maggiore frequenza di ospedalizzazione, dimostra la letteratura scientifica.
I dati e le valutazioni sono alcuni di quelli contenuti nel volume Una popolazione a strati, uno studio osservazionale che descrive una sanità in grado di cambiare (e orientare le risorse economiche) utilizzando dati che essa stessa produce e leggendoli da una prospettiva analitica e razionale.
Del libro, pubblicato da pochi giorni da Rubbettino, è autore l’ex direttore generale dell’Asrem Gennaro Sosto che si è avvalso di numerosi contributi di elevato spessore: dal dg della Programmazione del ministero della Salute Andrea Urbani al presidente di Agenas Giacomo Bazzoni, dal rettore di Unimol Luca Brunese a Mario Morlacco che è stato sub commissario della sanità in Molise.
Il modello di stratificazione e targeting della popolazione (quanto sono più familiari questi concetti oggi che si discute di tracing dei cittadini per motivi sanitari), che Sosto ha sperimentato quando era alla guida di via Petrella (osservatorio ottimale visto che è l’unica azienda sanitaria del Molise e stratificarne gli assistiti equivale a stratificare l’intera popolazione regionale), è stato lo spunto per il volume e «può indirizzare il sistema sanitario a intercettare e proporre, per le patologie ad alta prevalenza la cui soglia di complessità per natura clinica comporta un elevato carico assistenziale, modelli di presa in carico anticipatori rispetto a un possibile peggioramento», spiega a Quotidianosanità l’ingegnere oggi al vertice dell’Asl Napoli 3.
Diabete, insufficienza cardiaca congestizia, Bpco, ipertensione, tumori, abuso di droghe, Aids: nel libro sono illustrati i risultati dei singoli focus. Lo studio ha consentito di individuare la prevalenza delle patologie croniche, in particolare quelle che rispondono a criteri diagnostici ben definiti, in modo rapido e attendibile, studiando inoltre l’associazione con altre malattie croniche, la distribuzione degli stati di salute e dei livelli di severità.
Un sistema, la sintesi dell’ex dg, che «riesce ad agganciare, in maniera affidabile, le condizioni croniche, anche nel caso queste non richiedano un’ospedalizzazione specifica».
E che consente di «ottenere risultati accurati, fino a geolocalizzare a livello regionale, aziendale e comunale la distribuzione del rischio», quindi «potrebbe essere utile per l’emergenza pandemica e per la fase 2, oltre che per i fini per cui è stato pensato: la gestione della complessità clinica dei pazienti, per l’invecchiamento della popolazione e per la conseguente sostenibilità dell’intero sistema».
rita iacobucci