La nuova risonanza magnetica del Cardarelli e l’allestimento che di fatto ristruttura il reparto rappresentano l’anello di una catena molto più ampia. «Un discorso iniziato tre anni fa e che per esempio vede realizzata la digitalizzazione della diagnostica e la messa in rete di tutte le strutture che la effettuano, ospedaliere e territoriali».
Roberto Camperchioli, direttore del dipartimento dei servizi dell’ospedale regionale, lo dice più volte: «Sono contento. Abbiamo ottenuto risultati che non si vedevano da anni». E aggiunge: «Il più è stato fatto». Mancano due pezzi: la diagnostica sul territorio, che eviti di pesare solo sugli ospedali. E il ‘capitale umano’. Ma è fiducioso sul primo aspetto e sulla volontà della nuova direzione strategica guidata da Oreste Florenzano di completare il programma di investimenti avviato dall’ex dg Gennaro Sosto e che rilancia la sanità pubblica molisana.
Dottor Camperchioli, una risonanza di ultima generazione al Cardarelli. Il Covid ha preso la scena, ma nel frattempo si sono completate azioni rilevanti.
«L’investimento di cui parliamo non riguarda solo il Cardarelli, che essendo hub per le patologie tempodipendenti e avendo la stroke unit rappresenta certo la parte più corposa. Il programma sta interessando anche gli altri ospedali, sia il Veneziale sia il San Timoteo, le strutture territoriali, il poliambulatorio di Campobasso e quello di Termoli che da tempo si è dotato di un’apparecchiatura, e dovrebbe allargarsi ad Agnone e al territorio. È un discorso ampio di copertura e sostituzione di tutte le apparecchiature analogiche con apparecchiature digitali e nuove».
Quante apparecchiature analogiche avete ancora in uso?
«A Campobasso e Isernia sono state totalmente digitalizzate, parlo anche di quelle per la radiologia tradizionale. A Termoli siamo in attesa di sostituirne diverse. Il Caracciolo di Agnone, se resta ospedale, va potenziato anche dal punto di vista tecnologico. E poi, come accennavo, c’è da fare un discorso per le altre strutture territoriali: da Larino a Venafro e Montenero, Riccia, Trivento, Frosolone, poliambulatori di Isernia, Campobasso e Termoli. Sono numerose e se si punta ad avvicinare alle persone parte della radiodiagnostica, bisognerà potenziarle».
Risonanza magnetica, dunque, punta dell’iceberg e in questo caso in accezione positiva.
«Le spiego un po’ le tappe e l’obiettivo. Con l’ex direttore Sosto pensammo di dotare sia gli ospedali sia le strutture territoriali di nuove tecnologie. Si tratta di un discorso durato circa tre anni, da quando si è insediato e finché se ne è andato. Ci siamo per esempio finalmente dotati, e questa è una cosa importantissima, di un sistema Ris Pacs. Il Pacs è il sistema di trasmissione e archiviazione delle immagini digitali, un sistema unico regionale: adesso sono in rete tutte le strutture che fanno radiodiagnostica, sia territoriali sia ospedaliere. C’è la possibilità di trasmettere le immagini, visionare quelle realizzate in altri posti e di archiviare in modo informatico tutte quelle prodotte dalla varie radiologie. Tutti gli ospedali collegati con la radiologia possono visualizzarle direttamente sui computer. Le pellicole verranno totalmente sostituite da pennette o da cd perché avremo la digitalizzazione totale della parte diagnostica. Un risultato bello, significativo per la radiologia».
Quanto è sfruttata già sul versante clinico questa riqualificazione?
«Prendiamo l’emergenza Covid. Avere una seconda Tac a Campobasso ha permesso di utilizzare un macchinario per i pazienti Covid e un altro per quelli non Covid. Che non è di poco conto. L’altra Tac, già installata quando è scoppiata l’emergenza, ci ha permesso di gestire molto meglio la parte diagnostica. A proposito dell’emergenza, approfitto per esprimere la mia gratitudine a tutto il personale, ma soprattutto ai tecnici di radiologia: persone e professionisti che sono stati vicini ai pazienti per eseguire gli esami a letto, con tutti i rischi ma naturalmente con tutte le precauzioni necessarie».
In linea più generale, queste innovazioni come incideranno sulla risposta al bisogno di salute?
«Abbiamo apparecchiature di ultima generazione, molto performanti, che danno la possibilità di studi approfonditi, riducono i tempi, hanno software di ricostruzione moderni che ci permettono di fare studi particolari dei vari apparati, soprattutto sulla parte neurologica. Quindi c’è un miglioramento per il paziente, per tutti gli operatori e per l’ospedale che si serve della diagnostica. Potenziarla significa accelerare anche i percorsi di trattamento».
I nuovi macchinari permetteranno anche di ridurre le lunghissime liste d’attesa?
«Su questo non incide molto l’apparecchiatura, perché dietro c’è l’uomo, quindi il personale. E purtroppo abbiamo una carenza cronica dovuta agli anni di mancato turnover. Con questa nuova tecnologia non si riduce l’impegno del radiologo o del tecnico, anzi aumenta perché le apparecchiature generano una mole altissima di immagini, soprattutto Tac e risonanza. L’esecuzione dell’esame avviene in tempi brevi, ma il post processing e la lettura impegnano notevolmente lo specialista. L’innovazione aiuta a ottenere informazioni più dettagliate e precise che possono migliorare la gestione del paziente, ma non sostituisce il personale. Nel complesso abbiamo ottenuto, insieme, risultati che da anni non si vedevano. Aver innovato il parco tecnologico, aver puntato su un discorso di ampio respiro per arrivare alla digitalizzazione totale di tutti gli ambienti radiologici sia ospedalieri che territoriali, avere la possibilità di mettere in rete tutte le immagini che sono fruibili da parte di tutti gli operatori della sanità… è un bel risultato!
Per quanto riguarda il personale, aspettiamo di completare l’iter. Qualcosa è stato fatto, abbiamo assunto tre medici a Campobasso, due a Isernia ma poi se ne sono andati. Due ne abbiamo presi per Termoli».
Avviato tre anni fa, il programma sta portando ora risultati concreti. Lei è fiducioso sul completamento?
«Sì, lo sono. Conto che riusciremo a portare il progetto a sistema. La nuova direzione strategica aziendale sta già procedendo su questa strada. È stato bandito un appalto per sostituire le apparecchiature della medicina nucleare di Campobasso, con una nuova Pet e due nuove gamma camere. Che non è una cosa di poco conto. Con la risonanza al Cardarelli inoltre abbiamo una macchina di ultima generazione che migliora il comfort del paziente, con un tunnel più grande, quindi si avverte meno il senso di claustrofobia. Un’innovazione tecnologica significativa per il Cardarelli, che è hub e ha anche la stroke unit, darà un supporto notevole agli specialisti. L’unica cosa che mi aspetto è che si completi l’iter con il personale in modo da poter dare un’offerta più qualificata e abbattere i tempi di attesa».
rita iacobucci