Sanità del Molise, anno domini 2018: i livelli essenziali di assistenza balzano a 180 (da 167), si rischia di scendere sotto la soglia del debito che legittima il commissariamento perché l’Asrem per la prima volta della sua storia chiude in pareggio (non così la Gsa che deve accantonare una quindicina di milioni per l’extrabudget dei privati a sua diretta gestione). E il saldo della mobilità – la differenza fra quello che la Regione deve alle altre per i propri residenti che si curano fuori dai confini e quel che invece deve avere per le cure prestate dalle sue strutture, pubbliche e private, agli extraregionali – sale di 12 milioni rispetto al 2017. La determina dirigenziale del Servizio programmazione economico finanziaria della Gsa del 3 giugno scorso accerta infatti che il saldo 2018 è di 33,3 milioni. Un anno prima, fonte rapporto Gimbe, era stato di 21,7.
Spulciando l’intesa sul riparto del fondo approvata dalla Stato-Regioni a fine marzo, emerge una componente a sorpresa: non sono solo i grandi privati a trainare il risultato attraendo pazienti forestieri, ma diminuisce anche il valore negativo, quella mobilità passiva che in massima parte è ascrivibile alla sanità pubblica piegata da dieci anni di blocco del turnover. Se nel 2017, infatti, questa voce pesava per 76,3 milioni, l’anno dopo – come si legge nel prospetto allegato all’accordo – vale 69,3. Secondo il calcolo appena antecedente all’intesa, il saldo per il Molise era +28,5 milioni. La determina del dirigente Colitti, che tiene contro di ulteriori controlli e calcoli (il sistema nazionale di acconti e compensazioni sfalsati è fra i più complicati da capire e chissà che non sia voluto), accerta una mobilità interregionale 2020 (sulle matrici del 2018) di 33,3 milioni.
Dal punto di vista istituzionale il 2018 del Molise va invece così: fino a fine aprile è presidente e commissario della sanità Paolo Frattura, da maggio è presidente Donato Toma. Il commissario non arriva che il 7 dicembre, quando finalmente il governo Conte I nomina il successore di Frattura.
In via Petrella, a gestire un servizio fondamentale in base a indicazioni che si faceva fatica a capire perfino da dove dovessero arrivare, la direzione strategica scelta dal centrosinistra e confermata dal centrodestra (l’allora direttore generale Gennaro Sosto fu prorogato da Toma qualche mese prima di essere nominato al vertice della Asl Napoli 3). Numerosi provvedimenti, di competenza commissariale, in quel vuoto furono firmati dalla dg Salute Lolita Gallo.
Nel 2016 la Spagna restò senza un governo per otto mesi, eppure in quei mesi l’economia decollò. Effetto Madrid per la sanità molisana? O invece un governo del sistema c’era eccome, tanto che – pur con pochi medici e infermieri e senza una struttura commissariale per mesi – la qualità dei servizi erogati dall’Asrem fu giudicata migliore da Roma e pure dai molisani che sono andati fuori a curarsi meno di prima. A meno di voler vedere tutto nero e ricondurre tutta la riduzione della mobilità passiva (sette milioni) a mancate cure.
Anno favoloso per la sanità del Molise, il 2018, no? Peccato sia lontano anni luce. Tuttavia i risultati raggiunti – numeri che come i Lea possono ancora dire poco sull’adeguatezza dei servizi ma indicano indubbiamente un trend positivo – dimostrano che colmare questa distanza non è impossibile. Una distanza siderale se si leggono i ‘buchi’ del consuntivo 2019 dell’Asrem: 109 milioni di disavanzo. Affrontabile se si scende nel dettaglio: 40 milioni per i debiti con l’Inps delle vecchie Asl e oltre 60 milioni di trasferimenti non arrivati da via Genova. Non a caso, il neo dg Oreste Florenzano nella sua relazione evidenzia che l’azienda sanitaria è creditrice di Gsa e Regione. In italiano, e giuridicamente, il creditore è chi ha diritto a una somma.
rita iacobucci