Nella sanità del Molise, abbandonata ormai al suo destino, accade di tutto. Anche che a un consigliere regionale giunga voce che al Veneziale di Isernia resteranno presto zero – zero, quindi reparto chiuso – posti di oncologia. Che il consigliere ritenga attendibile l’informazione è testimoniato dal fatto che ha preso carta e penna e ha chiesto spiegazioni a chi ha la competenza a programmare i servizi sanitari in questa regione: cioè il commissario Angelo Giustini.
La missiva, una bomba che esplode mentre l’emergenza Covid ammanta ritardi e superficialità nella gestione di ospedali e strutture che invece sarebbe il caso di denunciare e affrontare, porta la firma di Vittorio Nola. Esponente dei 5 Stelle, sostenitore quindi del commissariamento esterno perché ritenuto migliore rispetto all’affidamento dei poteri sostitutivi al presidente della Regione, oggi dice senza girarci intorno e senza difese d’ufficio che non servirebbero a nessuno: Giustini e Grossi, insieme ai dirigenti regionali, se hanno il coraggio devono dichiarare che si vuole chiudere il Ss Rosario di Venafro e «trasformare il Veneziale in un girone dell’inferno per ogni tipo di paziente».
I fatti denunciati da Nola, dunque: «Mi informano che si sta elaborando una disposizione per redistribuire i posti letto presso l’ospedale Veneziale di Isernia», ha scritto a Giustini. Tra le altre cose sarebbero previsti 15 posti per lungodegenti e zero per malati oncologici.
Prima di andare avanti, qualche precisazione. L’atto aziendale Asrem attualmente in vigore, approvato a marzo del 2018 e redatto sulla base del piano operativo straordinario dell’ex presidente-commissario Frattura prevede al Veneziale 18 posti per lungodegenti e dieci di oncologia (quattro ordinari e sei di day hospital). Il piano Frattura, scaduto a dicembre 2018, è tuttora vigente. Perché di quello a firma Giustini e Grossi non c’è traccia. È circolata una bozza più di un anno fa, poi più nulla. Si sa solo, perché è scritto nel verbale dell’ultimo tavolo tecnico, che la loro riorganizzazione della rete ospedaliera (un pezzo del programma operativo più complessivo) ha ricevuto un primo via libera. A Campobasso nessuno conosce il contenuto di questa riorganizzazione (salvo i pochi che lavorano al terzo piano di Palazzo Vitale evidentemente). Ad ogni modo, allo stato i provvedimenti in vigore sono il piano operativo di Frattura e l’atto aziendale firmato nel 2018 dall’ex dg Asrem Sosto. E allora su quale base e chi avrebbe proposto di cancellare il reparto di oncologia al Veneziale? I commissari hanno avuto l’ok definitivo da Roma a un piano – evidentemente di tagli – e nessuno sa ancora nulla?
Le voci su una chiusura del reparto di oncologia a Isernia erano circolate già qualche settimana fa. A smentirle arrivò una nota dell’attuale direttore dell’azienda sanitaria Florenzano: si trattava di un accorpamento fino al 15 settembre delle degenze di medicina e oncologia, utile a «garantire la turnazione degli infermieri senza incidere sugli standard delle prestazioni».
A Nola sono giunte però segnalazioni diverse, di vera e propria redistribuzione dei posti. Il consigliere pentastellato aggiunge, nella lettera a Giustini, che la Rsa di Venafro, che ha curato i ‘nonni di Agnone’ affetti da Covid, intanto non è ancora operativa e non è stato nominato il responsabile della Casa della Salute del Ss Rosario.
Questioni, sottolinea, che non sono di competenza dell’Agenas, si tratta di «ordinaria e pragmatica attività di Asrem e direzione generale Salute della Regione Molise». A Giustini quindi chiede di intervenire per «far assicurare il corretto funzionamento delle strutture sanitarie pubbliche in provincia di Isernia, e non solo ovviamente, nell’interesse esclusivo di tutti i cittadini molisani nonché delle persone e dei pazienti dei territori circostanti che iniziano a perdere fiducia nelle istituzioni… e anche la pazienza». Basta prese in giro, alza la voce Nola, «se avete coraggio insieme ai colleghi sub commissario e dirigenti regionali, dichiarate di voler chiudere il Ss Rosario e di trasformare il Veneziale in un girone dell’inferno per ogni tipo di paziente».
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