Nel 2018 il rapporto nazionale ictus puniva il Molise che stava lavorando da mesi per la promozione: era l’unica regione d’Italia in cui non veniva effettuata la trombolisi per l’ictus ischemico.
A dicembre, qualche giorno dopo la pubblicazione del report, a Isernia partiva la sperimentazione fortemente voluta dall’Asrem: la stroke unit del Veneziale cominciò a somministrare, ai pazienti cosiddetti ‘eleggibili’, a cui cioè può essere utilmente somministrato, il trattamento che salva la vita e la qualità della vita. Ieri l’ultimo miglio di un percorso che per la sanità pubblica molisana rappresenta una pietra miliare con l’approvazione delle istruzioni operative per la teletrombolisi: non siamo più la pecora nera e anzi siamo in grado di intervenire su un ictus ischemico in ognuno dei tre ospedali, garantendo equità di accesso a una popolazione che vive su un territorio assai difficile dal punto di vista dell’orografia. Un esempio concreto di come la tecnologia e l’innovazione aiutano a realizzare il concetto di diritto alla salute garantito dalla Costituzione.
Tutto parte da una scelta programmatica chiara, contenuta nel piano operativo straordinario dell’ex presidente-commissario Frattura, anche se rimasta in ombra a lungo. E da un cruccio evoluto in ostinazione. Negli atti e nei provvedimenti dell’azienda sanitaria infatti, dal 2017, l’avvio e il completamento della rete ictus: non solo l’accordo con il Neuromed per la neurochirurgia – elemento che tanto fece discutere i sostenitori della guerra fra pubblico e privato – perché il Molise non ha il bacino d’utenza richiesto dal dm Balduzzi, ma anche la realizzazione della stroke unit a Campobasso di cui la trombolisi è adesso la prestazione d’eccellenza. Il cruccio, dunque, per l’ex direttore dell’Asrem Gennaro Sosto era essere finito ancora una volta nel novero dei servizi sanitari regionali che non fanno le cose, in questo caso una ‘cosa’ fondamentale, la cui mancanza era invalidante per un’azienda che eroga servizi di salute.
Insieme al direttore sanitario Antonio Lucchetti e ai rispettivi staff, insieme alle responsabili della governance clinica e del risk management Paola Sabatini e Gabriella Ruzzi – che hanno firmato il documento sulla teletrombolisi approvato dall’attuale dg Oreste Florenzano -, al responsabile del reparto allora attivato a Isernia Nicola Iorio che da tempo sosteneva la necessità della stroke, l’ingegnere avviò il percorso di realizzazione della rete. Dopo la partenza sperimentale a Isernia, con pazienti e loro familiari che cominciavano a raccontare con sorpresa storie di ictus finite bene in un ospedale pubblico molisano, l’ok ai lavori al Cardarelli, finanziati con fondi della Regione messi a disposizione dalla giunta di Donato Toma, nel frattempo eletto governatore. E l’individuazione di una tecnologia d’avanguardia che rendesse possibile effettuare una trombolisi anche nei Pronto soccorso di Isernia e Termoli, con l’equipe guidata dalla centrale in neurologia a Campobasso. Ad agosto 2019, prima di lasciare l’Asrem per l’Asl Napoli 3, Sosto per così dire mise le carte a posto e lasciò le consegne deliberando l’acquisto di tre robot Intouch Lite per la telestroke.
A dicembre, l’inaugurazione del reparto al Cardarelli. La formazione del personale sul sistema Intouch è andata avanti in inverno. Sui tempi, il Covid ha messo del suo naturalmente. Ma appena dopo il lockdown, inaugurando la nuova risonanza del Cardarelli, il direttore sanitario Virginia Scafarto e il dg Florenzano riferirono dell’avvio a breve anche della telestroke. Con il documento operativo approvato ieri, di cui ha curato l’istruttoria la dirigente degli affari generali di via Petrella Rosamaria Tucci, si è completato il percorso.
Non è stato sempre semplice, non è stato immediato per tanti e diversi motivi: ma il progetto ha avuto inizio e fine. Per una pubblica amministrazione che nel frattempo cambia i rappresentanti politici e manageriali non è automatico che ciò avvenga. Anzi, il problema è proprio che gli obiettivi spesso vengono lasciati a metà. Per la telestroke del Molise non è stato così.
Da un ictus si resta vivi e più o meno in buona salute in base al tempo del trattamento: la trombolisi ferma l’ischemia e ne fa regredire le conseguenze. Gli strumenti per intervenire con successo ora la sanità pubblica molisana ce li ha tutti.
rita iacobucci