A disposizione del Molise per il 2020 – stanziati dal decreto Rilancio – ci sono 8,8 milioni per il potenziamento della rete di assistenza territoriale in seguito all’emergenza Covid.
Nel dettaglio: 4,4 milioni sono destinati alla riorganizzazione della rete mentre 4,3 per il personale sanitario necessario. E quindi: 1,1 milioni per il personale a supporto dell’assistenza domiciliare integrata, 1,7 per l’incremento dei servizi infermieristici, 313mila euro per il potenziamento delle Usca, 73mila per le assunzioni di assistenti sociali e 1,1 milioni destinati al personale della centrale operativa (da istituire per il raccordo e coordinamento fra medici di base, pediatri, guardie mediche e Usca). Per il 2021 i finanziamenti relativi all’incremento del personale per il potenziamento della rete territoriale previsti dal decreto 34 invece sono 4,7 milioni (1,1 per l’Adi, 2,5 per gli infermieri e 1,1 per le centrali operative).
Come spenderli, e di conseguenza come cambierà la sanità territoriale del Molise, lo hanno definito i commissari Angelo Giustini e Ida Grossi nel decreto firmato lunedì. Il provvedimento incide anche sulla ‘fisionomia’ delle case della salute di Larino e Venafro, aperte nel 2017 in riconversione degli ospedali Vietri e Ss Rosario. A Larino, per esempio, si prevede fra le altre cose di realizzare percorsi assistenziali personalizzati per le patologie cronico degenerative e di inserire la figura dell’infermiere di comunità. Oltre ad implementare le attività in domiciliare per la riabilitazione e di attivare «le prestazioni di riabilitazione ambulatoriale con particolare attenzione al paziente Covid». È il passaggio inserito in decreto sulla volontà, espressa dal commissario Giustini quando firmò il piano di rafforzamento ospedaliero centrato sull’hospice del Cardarelli, di attivare al Vietri un hub per la riabilitazione Covid.
Percorsi per i cronici, infermiere di famiglia, Adi per la riabilitazione: sono previsti anche per la casa della salute di Venafro che, rispetto all’assetto attuale perde 20 posti per la rsa inaugurata a fine luglio 2019 (da 40 scendono a 20).
Numerose e da studiare in dettaglio, comunque, le azioni previste dal piano. La sfida vera è quella del tempo di attuazione, naturalmente. E l’articolo 8 del piano, siglato il 26 ottobre, tradisce già il ritardo: « In seguito allo stato emergenziale e alla luce dell’incertezza sull’evoluzione dell’epidemia da Covid, è necessario mettere in atto le misure necessarie per far fronte ad eventuali scenari di aumento di trasmissione, in particolare nella prossima stagione autunnale». La prossima? Meglio che sia il solito ritardo, comunque. E non un riferimento all’autunno 2021!
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