«In Molise la situazione è grave e il personale è allo stremo delle forze». L’Ordine delle professioni infermieristiche di Campobasso-Isernia lancia l’allarme e dà voce «a tutti i colleghi infermieri che con coraggio e abnegazione stanno lavorando per fronteggiare l’emergenza».
La presidente Mariacristina Magnocavallo insieme al consiglio direttivo Opi ha scritto al presidente della Regione Toma, ai direttori generale e sanitario dell’Asrem Florenzano e Scafarto, ai presidenti delle due Province Roberti e Ricci.
La crisi senza precedenti che sta vivendo il Paese ha messo a nudo in Molise, se ce ne fosse ancora bisogno, «la grave carenza di personale infermieristico che purtroppo perdura già da diverso tempo, da quando non ancora si palesava la pandemia Covid». A questo però si aggiunge che le azioni messe in campo per fronteggiarla non sono efficaci: «Seppur si stanno cercando soluzioni da mettere in campo quotidianamente per far fronte all’assistenza, queste purtroppo risultano essere solo delle “toppe” – evidenzia l’Opi – Infatti, ad oggi, ancora risulta carente tutta l’area dell’emergenza urgenza compreso il 118, sono insufficienti i professionisti da dedicare alle unità di degenza Covid e non, il territorio risulta privo di unità per garantire prestazioni mirate agli utenti definiti “malati a casa…”. A tale grave carenza si aggiunge il dato di fatto che l’infezione da Covid-19 non ha risparmiato il personale sanitario, molti colleghi hanno contratto l’infezione e pertanto hanno dovuto abbandonare il servizio con conseguente grave stress psico-fisico-emotivo, una pressione difficile da sostenere».
L’infermiere, ricorda l’Ordine, è «un grande anello della catena di supporto sia psicologico sia assistenziale per il paziente Covid positivo, in un circuito di prevenzione e di protezione che lo vede protagonista nella gestione anche di coloro definiti come “altri pazienti” che più di tutti hanno bisogno di proteggersi dal nuovo coronavirus: gli immunodepressi, i pazienti oncologici, i portatori di malattie cronico-degenerative da gestire in setting assistenziali diversi da quelli ospedalieri».
Insieme a medici e operatori sanitari, gli infermieri vengono «a tratti elevati ad “eroi” in quanto in prima linea sul fronte dell’emergenza, in altri casi denigrati e assaliti con insulti verbali, nonostante ciò svolgono il loro lavoro con impegno deontologico e morale».
La realtà dei fatti, conclude l’Ordine, è preoccupante. Per cui a Regione e Asrem chiede di focalizzare l’attenzione su due aspetti fondamentali: l’individuazione di misure valide per rafforzare il personale infermieristico con l’utilizzo di procedure straordinarie di reclutamento del personale per potenziare la rete territoriale, le degenze ospedaliere (accorpare unità operative come hanno applicato in altre realtà), potenziare i servizi per l’emergenza; l’attuazione di modelli organizzativi di risposta paziente al Covid-19 e non Covid al fine di rispondere ai fabbisogni di salute di tutti i cittadini garantendo cure mirate e sicure in contesti ospedalieri, residenziali e territoriali».

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