«Ci attendiamo un raddoppio dei ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva nella prossima settimana se il trend non muterà ed in attesa degli eventuali benefici derivanti dalle misure dell’ultimo dpcm che potranno però evidenziarsi non prima di altri 10 giorni».
Così il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri Alessandro Vergallo. Le terapie intensive «sono già sotto pressione. A fronte di ciò e dell’assenza di una medicina territoriale, la proposta di lockdown nazionale – ha rilevato – è a questo punto ragionevole».
D’accordo con la posizione espressa a livello nazionale da Aaroi il primario del reparto di Anestesia e rianimazione del Cardarelli Romeo Flocco. Una chiusura totale, a suo parere, «sarà inevitabile. Meglio un lockdown adesso che troppo tardi. I numeri saliranno ancora per la stagione invernale, inoltre il Molise subirà la pressione delle regioni limitrofe. L’impatto economico di un lockdown troppo tardivo sarebbe devastante», ha detto confermando a Primo Piano le dichiarazioni rilasciate a primonumero.it.
E intanto il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Filippo Anelli, che domenica ha chiesto un lockdown nazionale per contrastare l’emergenza epidemica da Covid-19 ha fatto sapere che il ministro della Salute Roberto Speranza «condivide le nostre preoccupazioni. Credo ne parlerà con il premier Conte e si farà quindi nell’ambito del governo una valutazione politica».
Da ieri altre cinque regioni sono in zona arancione: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana. Le restrizioni da domani. Per oggi è attesa la decisione sulla Campania. Ieri sera, il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero Giovanni Rezza ha così commentato i dati dell’ultimo monitoraggio: «La situazione epidemiologica continua a peggiorare nel nostro Paese e si registra un Rt di circa 1,7. Abbiamo oltre 500 casi per 100mila abitanti e quasi tutte le Regioni sono pesantemente colpite. Questa situazione giustifica interventi più restrittivi soprattutto nelle Regioni più colpite. Notiamo una tendenza all’aumento e soprattutto c’è un aumento dei ricoveri in terapia intensiva».