Rischio medio-alto certifica anche l’Asrem nel piano per la gestione dell’emergenza coronavirus aggiornato a novembre.
Approvato giovedì e pubblicato ieri, il documento conferma che la struttura hub per la presa in carico e la gestione dei casi sospetti e accertati di Covid-19 è il Cardarelli, è lì che il 118 deve quindi deve centralizzarli. Per i sospetti che vadano al pronto soccorso con mezzo proprio o in caso di sovraccarico del Cardarelli, presso tutte le strutture aziendali – si legge nel piano allegato alla delibera 953 – è stata prevista «l’attivazione di adeguati percorsi organizzativi per l’identificazione precoce e la gestione dei casi» prima del trasferimento a Campobasso.
In linea con questa necessità – tutt’altro che teorica visto il livello di diffusione in regione di Sars-Cov2 – e in generale per rispondere al grande afflusso che già si riscontra presso gli ospedali della regione, l’Asrem ha formalizzato al commissario straordinario Arcuri la richiesta di una struttura movimentabile con 10 posti letto. Struttura, spiega il dg Oreste Florenzano, utile a rafforzare la capacità di ‘accoglienza’ nell’area grigia. Che è proprio la zona in cui vengono trattati i casi sospetti in attesa del risultato del tampone o i positivi in attesa di ricovero. Analoga previsione (con 6 posti letto in entrambi i casi) riguarda pure Termoli e Isernia.
Il piano, poi, mette nero su bianco che «la dotazione organica di personale medico ed infermieristico deve essere rapportata alla tipologia ed ai volumi delle attività svolte» e che «in relazione alla implementazione progressiva dei posti letto Covid, sarà impiegato il personale sanitario reclutato dal mese di marzo 2020 per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sarà completato il reclutamento del personale necessario a garantire la risposta clinico-assistenziale».
Presso il Cardarelli, comunque, «stante la dotazione di risorse umane e i vincoli logistici, strutturali e architettonici, i posti letto vengono progressivamente reclutati e sommati a quelli già attivi in base all’andamento epidemiologico». L’andamento della curva nella settimana 11-17 novembre, inoltre, e «il sovraccarico sulle strutture sanitarie conseguenti, impone l’attuazione delle previste misure straordinarie finalizzate al contenimento dell’impatto dell’iperafflusso di casi Covid-19 sugli ospedali nelle aree di ricovero e nei pronto soccorso». Nel piano quindi è specificato che «la totale massima espansione dei posti letto dedicati alla gestione di pazienti Covid positivi è di 73 posti letto per l’area medica e di 12 posti letto per la terapia intensiva».
Dodici posti di rianimazione e non più 19 come previsto nel piano del 18 marzo? Florenzano spiega che «restano utilizzabili i posti in appoggio, alcuni già allestiti, nelle sale operatorie. Resta quindi la possibilità di estendere a 19 i posti letto». I 12 posti, aggiunge, sono quelli comunicati a Roma (come risulta dalle comunicazioni del ministro D’Incà rese in Aula al question time qualche giorno fa, ndr). Rimane, però, l’organizzazione «a mantice» della risposta Asrem alla pandemia, assicura.
Nel documento è scritto, peraltro risalta perché in rosso, che «questa azienda, in caso di ulteriore peggioramento del quadro epidemiologico rispetto allo scenario 3-4, sosterrà comunque ogni ulteriore sforzo organizzativo-gestionale finalizzato alla ottimizzazione delle cure cliniche in corso di maxiemergenza Covid-19, nell’interesse esclusivo dei cittadini e degli operatori sanitari e a tutela del diritto alle cure costituzionalmente garantito».
Il piano, conclude il direttore di via Petrella, «è implementabile e modificabile in base all’andamento e all’impatto della pandemia. È una certificazione e una ricognizione delle attività messe in campo per la gestione dell’emergenza. Crediamo doveroso certificare con piani formali ciò che stiamo facendo, nell’ottica della massima trasparenza».
ritai