Non solo esperienze negative, ci sono anche familiari di malati Covid che ringraziano i sanitari del reparto del Cardarelli. Lo fa ad esempio Ida Ferrara con una lettera indirizzata al primario di malattie infettive Santopuoli, al direttore Asrem Florenzano e al presidente della Regione Toma. Lettera che ha inviato anche in redazione e che volentieri proponiamo.
Scrivo queste parole in qualità di figlia e di professionista sanitaria per dire a voi tutti: grazie. Sugli ospedali si è abbattuta la più grande catastrofe mondiale della storia moderna, con un impeto ed una forza tale da travolgere anche i più solidi Covid Hub del nostro sistema sanitario.
Questa tempesta non ha risparmiato i miei genitori ed in piena notte non vi è stata altra soluzione che poterli affidare a voi, sotto il peso di una condizione clinica tutt’altro che semplice e scevra da comorbidità.
Fuori dall’ottica sanitaria si ha un’idea sommaria e spesso distorta di cosa significhi realmente lavorare al ritmo e alla pressione a cui si è sottoposti nuovamente dall’inizio di una tanto inevitabile quanto prevedibile “seconda ondata”. E mentre in talune realtà italiane, fortunatamente sparute ed esigue, si è ricorsi al Tar per chiedere di equiparare l’ars medica al modus operandi di un call center, i migliori specialisti ospedalieri e territoriali fronteggiano la pandemia a denti stretti.
Desidero sottolineare il valore e la professionalità di tutti voi nel prendervi cura di tutti i pazienti affetti da SarsCov2 sull’intero territorio regionale.
Personalmente per non gravare ancor più sull’immensa mole di lavoro del reparto e non togliere tempo alle cure rivolte ai miei genitori e agli altri pazienti, avevo scelto di accontentarmi dei pochi, faticosi e farfugliati secondi di conversazione con mio padre. Purtroppo mia madre non poteva parlarmi al telefono. In quei momenti chiedere ad un medico, inserito in un organico ridotto a fronte dell’elevato numero dei pazienti, di passare minuti al telefono significa allontanarlo forzatamente dalla sua principale attività.
Nonostante questo, nonostante tre piani colmi di malati, nonostante i turni di 12 ore, una mattina il mio telefono ha squillato: «Buongiorno è dal reparto di malattie infettive-Covid. Stiamo facendo un giro di telefonate per informare circa le condizioni dei nostri pazienti ed in particolare per informarla sulle condizioni di sua madre e suo padre». Dopo i primi attimi di paura, ho realizzato quanto quel gesto fosse permeato oltre che da inestimabile esperienza anche da immensa umanità.
Il Covid, che ha trascinato tutto in un baratro di morte e barbarie, non ha scalfito l’animo degli operatori sanitari di questo reparto. Tutti quotidianamente attenti e premurosi, ognuno secondo il proprio ruolo, ad alleviare la sofferenza dei ricoverati.
Nei giorni a seguire i miei genitori non hanno fatto altro che raccontarmi quanta professionalità, magnanimità e perizia trapelassero da sotto quelle tute bianche, pesanti ed opprimenti quanto il peso della pandemia.
A quasi un anno dall’ inizio di tutto questo troppe persone purtroppo hanno perso la vita; molte altre come i miei cari hanno avuto la possibilità di poter tornare a casa. I protagonisti di questa storia, i professionisti sanitari dell’Uoc di malattie infettive del Cardarelli sono sempre lì, ai loro posti, a curare tutti… Non solo i pazienti ricoverati ma anche quanti, a casa, ne attendono il ritorno.
Grazie per aver salvato mia madre Rosanna Malaspina e mio padre Giuseppe Ferrara.
Con imperitura gratitudine
Ida Ferrara