Il 29 novembre, terzo giorno consecutivo di sforamento della soglia critica di occupazione delle terapie intensive in Molise (il tasso è al 38% contro il 30), l’Asrem scrive alla struttura commissariale segnalando la necessità «di contrattualizzare con le strutture private posti letto di terapia intensiva Covid, analogamente a quanto già fatto in occasione della prima fase dell’emergenza».
Il 29 novembre è domenica. Il 2 dicembre, cioè ieri e quindi dopo che il governatore Toma ha anticipato la sua intenzione di intervenire con ordinanza sul commissario Giustini, la direzione strategica dell’azienda sanitaria guidata da Florenzano rimette nero su bianco l’evidente consapevolezza che la situazione è grave: sollecita al commissario «l’adozione di atti per consentire la contrattualizzazione di posti letto da riservare a pazienti Covid».
Tutto ruota intorno al decreto del commissario Giustini 22 del 26 marzo (modificato dal decreto 26 che fissava in maniera chiara la vigenza delle disposizioni ai mesi di marzo e aprile). Quel decreto prende atto del piano Asrem e della disponibilità assicurata dai privati. Per restare alle terapie intensive Covid, 7 fra Gemelli e Neuromed. Posti, peraltro, mai utilizzati nella prima fase.
Se Giustini ora debba procedere con un nuovo decreto non è chiaro. Alcune cose lo sono di più. A metà novembre, commissario, sub commissario e dg Salute Gallo scrivono ai privati contemplati dal decreto di marzo (Neuromed, Cattolica, Gea Medica, Villa Esther e Villa Maria) chiedendo di individuare posti letto per pazienti no Covid da trasferire dagli ospedali pubblici e «ove presenti nelle discipline ad alta intensità (terapia intensiva) anche da destinarsi eventualmente ai pazienti Covid». Dove si sia inceppato il meccanismo e perché sarebbe interessante capirlo.
Inoltre, il ritardo conclamato (e variamente rimbalzato da una responsabilità all’altra) nella realizzazione degli altri 9 posti di rianimazione previsti all’ex hospice di Campobasso (il 25 novembre è stata firmata la convenzione fra soggetto attuatore e vincitore della gara per la progettazione esecutiva) e in generale nell’allestimento del centro Covid accanto al Cardarelli ha messo il presidente della Regione nella condizione di dover correre ai ripari.
Nell’ordinanza di ieri, Toma afferma che «la struttura commissariale non ha provveduto al rinnovo dei contratti attuativi delle disposizioni contenute nel decreto 22 del 26 marzo 2020 né all’accreditamento e contrattualizzazione degli ulteriori posti occorrenti» a raggiungere il fabbisogno previsto dal piano sull’hub Covid e che «è inibito alla direzione generale della Salute, in assenza di disposizioni da parte del commissario, procedere autonomamente all’accreditamento e alla contrattualizzazione delle suindicate prestazioni ospedaliere». Quindi, fa obbligo al commissario Giustini di mettere in atto, entro due giorni dalla notifica dell’ordinanza, «ogni atto di propria competenza ritenuto necessario ed opportuno» a contrattualizzare i 7 posti di terapia intensiva di Neuromed e Gemelli i 10 di area medica del Gemelli e di garantirne l’operatività fino alla realizzazione del centro Covid. Inoltre, entro cinque giorni, di accreditare e contrattualizzare altri posti per pazienti Covid fino al fabbisogno contemplato dal piano di luglio e fino alla sua realizzazione (a primavera, ndr). L’ordinanza viene inviata dal capo di Palazzo Vitale anche al premier Conte e al ministro Speranza.
I rapporti fra commissario e nuova direzione Asrem (oltre che fra commissario e Regione) non sono mai stati idilliaci. Dal carteggio riassunto nelle premesse dell’ordinanza di Toma si percepisce che la situazione è peggiorata: le note che ci si scambia sono di fuoco e tutt’altro che di squadra.
Non passa che una manciata di ore e il commissario Giustini, indirettamente, risponde al fuoco di fila che si è aperto nei suoi confronti. Proprio nella stessa giornata dell’ordinanza, lui prende in carico la richiesta del sindaco di Campobasso Gravina che ha chiesto ripetutamente a Speranza (e poi pure a Conte) di inviare gli ispettori ministeriali al Cardarelli per verificare la gestione dell’emergenza. E fa di più: scrive al comando del Nas (nonché al ministro Speranza, al viceministro Sileri e ai vertici del dicastero) e chiede di «procedere a un accurato e approfondito controllo nelle strutture sanitarie pubbliche, come rappresentato nell’allegata nota del sindaco di Campobasso». Il commissario cita le problematiche evidenziate dagli organi di stampa locali e da vari sindaci «che lamentano gravi criticità nella gestione dell’emergenza sanitaria» e sottolinea l’esigenza di verificare se negli ospedali e nelle strutture territoriali «vengano garantiti i servizi sanitari essenziali sia a tutela di pazienti affetti da Covid che pazienti non Covid».
Gesto, che fa il paio con la situazione in generale, senza precedenti.
rita iacobucci