La richiesta d’intervento al Nas? «Un atto dovuto, un dovere civile e morale», sostiene il commissario della sanità molisana. E aggiunge: «Di sei ospedali non siamo stati capaci, mi ci metto anche io naturalmente, di realizzarne uno che fosse solo per l’assistenza Covid».
Angelo Giustini risponde al telefono a metà mattina perché ha dovuto lasciare i lavori del tavolo tecnico. «Per un problema familiare grave sto rientrando a Roma», spiega. «Ho informato i Ministeri e mi è stato gentilmente concesso il rinvio, cosa di cui ringrazio pubblicamente i dirigenti».
Se non avesse avuto questo imprevisto, a metà mattinata non avrebbe potuto rispondere ai cronisti che lo cercano per capire meglio i motivi e gli obiettivi della sua mossa: il responsabile della sanità regionale manda i carabinieri a verificare cosa sta accadendo negli ospedali.
«Sulla mia scrivania e su quella della mia vice sono arrivate numerose note, comunicazioni, richieste, denunce. Il sindaco di Campobasso, fra gli altri, e molti altri amministratori. Ma non solo. Tutti chiedono di verificare l’erogazione dei servizi sanitari. Cosa dovrei fare? Restare fermo? Ritengo perciò che fosse un atto dovuto. Un dovere civile e morale da parte mia», ribadisce.
Una mossa senza precedenti. Mentre l’ordinanza di Toma che lo obbliga a fare qualcosa un precedente ce l’ha. È il provvedimento con cui il presidente della Regione gli ordina di firmare il protocollo con medici di base e pediatri per l’esecuzione degli antigenici. Stavolta, gli dà anche un tempo brevissimo: due giorni per contrattualizzare i posti messi a disposizione dai privati in primavera, in particolare le 7 terapie intensive Covid di Neuromed e Gemelli e i dieci letti di area medica allestiti dal Gemelli, sempre per i pazienti Covid. In cinque giorni invece Toma si aspetta che il commissario ottenga dai privati la disponibilità di altri posti per aumentare la capacità di risposta del servizio sanitario fino alla realizzazione del centro Covid accanto al Cardarelli, che non sarà pronto prima di marzo.
«Su questa cosa stiamo già lavorando da oltre una settimana – risponde il generale – Siamo certamente favorevoli a questo percorso, non serve che ce lo ordini il presidente. Non serve che si prendano in giro i molisani. La cosa fondamentale è garantire le cure, non è importante se la struttura sia pubblica o privata, è importante che i pazienti abbiano i posti letto. Siccome però la situazione normativa attuale è diversa da quella di marzo, ci vuole un sostegno normativo e di sostanza, che certamente troveremo perché siamo in emergenza». Emergenza, ricorda il generale, di cui il presidente della Regione è comunque commissario di Protezione civile, quindi è il riferimento della Cros e la attiva in caso servano posti letto, e al capo della Protezione civile deve riferire la situazione sul territorio molisano.
Giustini attende, comunque, il risultato delle verifiche del Nas. Il problema familiare, spiega poi, ha messo a rischio la sua partecipazione, annunciata per domenica 6 dicembre, al programma di Giletti ‘Non è l’Arena’.
In tanti si aspettano che racconti tutta la sua versione dei fatti anche in relazione al piano Covid per il Vietri e all’interlocuzione con il ministero della Salute che lo portò a decidere di firmare un altro progetto, quello che si realizzerà non prima di marzo. «Io resto convinto che il centro Covid a Larino fosse l’ideale per evitare quello che vediamo oggi. Invece, di sei ospedali non siamo stati capaci di allestirne uno solo Covid. E di circolari inviate da Roma ce ne sono tante, non solo quella richiamata nella nota che è stata resa pubblica sul piano che riguardava il Vietri».
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