Lo avevano denunciato nella nota già inviata alle procure e al ministero della Salute nell’ambito di una mobilitazione che va avanti da inizio novembre. I sindacati del comparto sanità ora ribadiscono: al Cardarelli la promiscuità denunciata, fra assistenza e percorsi Covid e non, sta degenerando in una situazione di rischio per operatori e pazienti.
Nella nota a firma dei segretari di Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl, Fials, Nursing up e Fsi rinnovano quindi l’appello alla magistratura, al dicastero di Speranza e alla Protezione civile nazionale. Fra gli episodi più preoccupanti citati dalle organizzazioni, il focolaio individuato nel reparto di chirurgia al Cardarelli: una decina di pazienti (anche di medicina che sono ‘poggiati’ in chirurgia) e 4-5 operatori sanitari. In particolare, Fials e Cgil – a margine dell’invio del comunicato – evidenziano che avendo dimezzato i posti di medicina per ‘cederli’ alla gestione del Covid è aumentato il peso sugli altri reparti e si creano dunque situazioni di promiscuità di questo genere. In pratica, dice il capo della Fials Vasile insieme al collega della Cgil Amantini, chirurgia è un reparto che ne contiene tre. E viene in evidenza che «la sicurezza degli operatori non c’è».
La politica e il dg Asrem, attaccano quindi i sindacati, «sono concentrati sulle pose in tv, intanto aumentano i focolai incontrollabili in Molise e in ospedale aumentano i ricoveri in terapia intensiva». A questo si aggiungono i ritardi sul piano vaccini, «eppure dovremmo essere facilitati dai numeri bassi della popolazione, oggi siamo meno della città di Bologna, ma siamo l’ultima regione d’Italia in termini di risultati. Assistiamo quotidianamente a proclami e annunci spot di successi inesistenti e non coincidenti con la realtà, come l’ostinazione politica di mantenerci in zona gialla pur se la realtà dei dati epidemiologici è altra. Chi ci amministra – concludono duramente – sta dimostrando ogni giorno l’incapacità di gestire l’emergenza sanitaria molisana e si porta sulla coscienza i 200 morti e gli operatori e pazienti infettati presso gli ospedali».