Isolato da un giorno il reparto di chirurgia del Cardarelli. Chiusi dentro, pazienti, medici e infermieri non hanno contatti col mondo esterno. Una decisione necessaria per fermare l’avanzare del contagio ed evitare eventuali nuovi cluster dall’esterno. Sul focolaio scoppiato a Tappino e sulle difficoltà della categoria nella gestione dell’emergenza sanitaria interviene l’Ordine dei medici della provincia di Campobasso che esprime grande preoccupazione per l’andamento della seconda ondata epidemica da Covid-19 che sta registrando un significativo incremento di contagi, morbilità e mortalità nella nostra regione.
«Possiamo solo immaginare, perché non personalmente vissuto i l grave disagio degli operatori sanitari, che hanno già pagato un alto tributo di malattia, oltre che di pesante lavoro e preoccupazione per la salute della collettività. A loro esprimiamo vicinanza e appoggio – si legge nella nota a firma della presidente Carolina De Vincenzo – nella speranza che possano essere rimossi in tempi rapidissimi gli ostacoli che hanno impedito finora la realizzazione dell’ala Covid dell’ospedale regionale, unica soluzione per efficienza dei servizi, adeguate risposte di salute e sicurezza di operatori e utenti, attualmente non garantiti nonostante la miriade di percorsi differenziati e protocolli che spesso rendono ancor più difficile il lavoro in ambito ospedaliero, con ripercussioni negative sull’intera Sanità regionale. Tutti, e ripetiamo tutti, gli operatori sanitari sono ad altissimo rischio di malattia e di diffusione del contagio, per questo necessitano di essere vaccinati nei tempi più brevi, a garanzia della incolumità loro e dei loro pazienti: l’Ordine di Campobasso, offrendo la sua collaborazione, ha sollecitato più volte l’attenzione degli Enti preposti a questa e ad altre problematiche anche riorganizzative. Nei nostri territori, come nel resto del Paese, il tracciamento dei contagi è sempre più difficile e la popolazione vive un periodo di disequità sociale e di pericolo non solo per il Covid-19, ma per tutte le patologie acute e croniche che da mesi non trovano adeguate risposte nel Ssr. La campagna vaccinale appena iniziata non è la rapida risoluzione della pandemia in corso, prevedendo lunghi tempi di realizzazione ed esiti ancora incerti: per questo motivo sarà necessario individuare e isolare adeguatamente i contagiati e osservare scrupolosamente le misure di distanziamento, protezione e igiene; in una realtà piccola come la nostra, con numeri davvero contenuti, non dovrebbe essere difficile raggiungere gli obiettivi prefissati, con un’adeguata organizzazione e collaborazione di tutti, nell’interesse supremo della collettività».