Non ci va di fioretto, Angelo Giustini. Al fuoco risponde col fuoco. Il governatore del Molise stabilisce con decreto che deve essere informato dalla direzione Salute di ogni atto che il commissario si appresti a emanare per attività sanitarie connesse al Covid. Perché lui, Toma, è soggetto attuatore di protezione civile per l’emergenza.
Il generale della Finanza gli risponde che quel decreto è come non esistesse perché il soggetto attuatore di protezione civile opera su direttive di Borrelli. Mi dica quali sono le direttive, replica in sintesi Giustini, e avrà i miei atti che abbiano attinenza con quelle direttive. Gli altri sono mia prerogativa e averli per una previa visione o per emendarli sarebbe una illegittima interferenza.
Non solo. Il commissario alza il tiro: mette nel mirino la direzione dell’Asrem scelta dal governatore un anno fa contestando, nero su bianco, «gravi, documentate carenze dell’offerta sanitaria regionale (…) come accertate dai carabinieri Nas di Campobasso e dal sottoscritto commissario». Ai direttori generale, sanitario e amministrativo di via Petrella (oltre che a Toma) rinnova l’invito a «intervenire urgentemente» per farvi fronte.
Tempi duri, durissimi. Per trovare traccia di uno scontro altrettanto duro fra un commissario ad acta (esterno) e il vertice dell’azienda sanitaria bisogna tornare alla primavera 2013, quando Filippo Basso, nominato commissario per alcuni ‘acta’ che il tavolo tecnico riteneva improcrastinabili – per esempio il piano operativo – prima di passare il testimone al neo eletto presidente Frattura sospese l’allora dg dell’Asrem Percopo dalle sue funzioni e nominò soggetto attuatore Carmine Ruta.
Il decreto: tamquam non esset
Sabato 16 gennaio, dopo una riunione infuocata dell’unità di crisi in cui sono volate accuse e parole grosse fra presidente di Regione e Asrem da un lato e commissario dall’altra (le restanti istituzioni partecipanti a fare da spettatori quanto meno perplessi), viene pubblicato sul sito di Palazzo Vitale il decreto con cui il governatore punta a un coordinamento più efficace con Giustini. Che dopo un sopralluogo al Cardarelli aveva inviato a Roma una relazione su percorsi e separazioni fra reparti che a suo parere non garantiscono dal rischio contagio nell’ospedale misto di Tappino. Aveva poi anche suggerito modifiche al piano Covid attuale. Dunque, Toma fa una mossa ‘imponente’, rivendicando ruolo e poteri da soggetto attuatore di protezione civile: vuole gli atti di Giustini che impattano sulla gestione Covid e vuole poterli emendare.
La risposta del commissario arriva cinque giorni dopo, evidentemente meditata e con ampie citazioni legalistiche. Citando il decreto con cui Borrelli ha nominato Toma il 27 febbraio 2020 rileva che il soggetto attuatore «opera sulla base di specifiche direttive impartite dal capo del dipartimento della Protezione civile». Quindi, sostiene Giustini, «la preventiva informativa richiesta dal presidente della Regione (…) in ordine ai provvedimenti in corso di adozione riguardanti attività sanitarie non può in alcun modo riguardare qualsiasi provvedimento emesso dalla struttura commissariale ma solo ed eventualmente quelli che possano avere una fondata interferenza con le eventuali» direttive di Borrelli. Nella parte in cui il decreto interferisce con i poteri attribuiti al commissario, per quest’ultimo «è da considerarsi tamquam non esset». Il generale chiede a Toma di comunicargli le direttive impartitegli da Borrelli e su quelle si coordinerà con la presidenza della Regione. Ma solo su quelle.
Le gravi carenze nell’assistenza sanitaria
Tra i poteri del commissario, ricorda poi Giustini, ci sono gli interventi necessari a garantire, in maniera uniforme sul territorio, l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Su questo fronte, riproduce i verbali del Nas (al poliambulatorio di Termoli, a quello di Agnone, al Cardarelli, al San Timoteo e e al Veneziale): fra le altre cose, il malfunzionamento dei campanelli installati nei posti letto del reparto Covid al quinto piano (Campobasso), ma anche percorsi non separati adeguatamente (a Termoli). Il commissario scrive ancora che c’è «palese inosservanza delle leggi e degli atti di settore riguardanti in particolare l’emergenza epidemiologica legata al Covid19». Rinnova quindi a Toma, Florenzano, Scafarto e Lastoria l’invito a intervenire con urgenza per far fronte alle gravi carenze evidenziate per risolverle definitivamente e «garantire il ripristino e il rispetto della legalità».
Un atto di accusa pesante. Con due pagine di indirizzi istituzionali ai massimi livelli: oltre ai diretti interessati, ci sono Conte, i ministri Gualtieri, Speranza ma pure Lamorgese e poi da Arcuri ai prefetti, dai sindaci di Campobasso e Larino ai consiglieri regionali. E gli organi inquirenti: le tre procure della regione e il comando della Guardia di Finanza.
Ci vediamo in tribunale, pare sia stata una delle frasi ultimative lanciate in unità di crisi sabato scorso. Questa drammatica vicenda, drammatica perché di mezzo c’è la salute e la vita dei molisani, ci è finita per davvero.
rita iacobucci