Erano 30, ora sono 39. Nel pubblico, nel privato, nelle sale operatorie: dove? Non a tutte queste domande risponde l’atto aziendale dell’Asrem, perché è del marzo 2018.
Di sicuro però, considerando il contraddittorio diluvio comunicativo di questi mesi, la pubblica amministrazione pare aver dimenticato che il modo migliore di parlare, quando le questioni sono serie specialmente, è con gli atti.
E allora consultiamo quello che è ancora vigente: lì c’è la situazione ante Covid.
Il 27 marzo 2018 – delibera firmata dagli allora direttori generale Sosto, sanitario Lucchetti e amministrativo Forciniti – l’Asrem approva alcune modifiche e integrazioni all’atto disegnato in base al piano operativo 2015-2018. Manco a dirlo, in mancanza del nuovo programma dei nuovi commissari Giustini e Grossi, pure il piano di Frattura è ancora quello in vigore.
A pagina 13 dell’atto aziendale, la dotazione del Cardarelli: 8 terapie intensive. A seguire, 6 posti al Veneziale e 5 al San Timoteo. In totale, 19. Nelle strutture private convenzionate, i posti di anestesia e rianimazione sono 12 complessivamente (pagina 25). Da intendersi suddivisi, andando per logica, fra Gemelli e Neuromed.
Erano 30 i posti comunicati a Roma appena cominciò l’emergenza Covid. La somma di quelli indicati nell’atto aziendale è 31. Piccola discrasia rispetto al caos che è venuto dopo.
Ha riferito in Aula ieri il presidente Toma, e il dg della Programmazione sanitaria Urbani lo aveva scritto a una cittadina molisana in risposta al suo accesso civico, che dai 30 iniziali i posti letto di terapia intensiva erano stati aumentati in un primo momento di 4 e poi ancora di 5.
Il piano aziendale per la gestione dell’emergenza Covid dell’Asrem, aggiornamento di novembre (trasmesso dalle responsabili del risk management Gabriella Ruzzi e della governance clinica Paola Sabatini e approvato con delibera dell’attuale dg Florenzano e dei direttori sanitario Scafarto e amministrativo Lastoria del 26 novembre 2020), prevede che «LA TOTALE MASSIMA ESPANSIONE dei posti letto dedicati alla gestione di pazienti Covid positivi è di 73 posti letto per l’area medica e di 12 posti letto per la Terapia Intensiva». Riportato fedelmente e con le maiuscole che gli estensori hanno ritenuto necessarie. I 4 posti in più, si intuisce ma non c’è scritto, sono quelli che consentono all’equipe del dottor Romeo Flocco di curare 12 pazienti Covid nella rianimazione (già dalla prima fase in poi).
Nel precedente piano, del 18 marzo 2020, sempre Asrem prevedeva di espandere fino a 19 i posti di terapia intensiva Covid utilizzando anche il blocco operatorio. Un sistema a fisarmonica, la definizione è stata coniata e usata a ripetizione dai vertici dell’azienda in questi mesi, che nell’aggiornamento di novembre sembra trovare un freno preciso: totale massima espansione è scritto perfino in maiuscolo. Naturalmente, finché la Cross non trasferisce i malati che hanno bisogno di rianimazione questi vengono centralizzati a Campobasso, lunedì ce n’erano 5 in più rispetto ai 12.
Il dg del Ministero Urbani scrive che i 30 ante Covid sono desumibili dal flusso dati Nsis, i dati degli altri 9 attivati temporaneamente per l’emergenza sono forniti dalla Regione, a cui rimanda per i dettagli sulla loro distribuzione.
Quindi, i 9 posti letto aggiuntivi sono quelli ricavati al Cardarelli? O no? E se no, quali e dove sono? Sarebbe cosa utile trovare scritte queste cose in uno dei tanti piani e aggiornamenti che in questi mesi l’Asrem ha approvato e nei meno numerosi decreti del commissario dedicati alla gestione ospedaliera dell’emergenza. Senza le discussioni che vanno avanti da un anno e con la chiarezza di un atto aziendale, in maniera comprensibile e immediatamente consultabile – non da ricercare in un mare di provvedimenti qui e là all’albo pretorio – per chi non fa il dirigente o il direttore di una Asl. Qualche polemica, e qualche più che legittima preoccupazione dei molisani che vedono arrivare elicotteri per trasferire altrove pazienti Covid e non Covid a cadenza ormai giornaliera, si potrebbe evitare. Parlando con gli atti e con atti chiari. Che poi si chiama trasparenza.
rita iacobucci