Mancano i pareri autorizzativi sul definitivo e il progetto antincendio è da approfondire. Al Consorzio Stabile Build di Brindisi, inoltre, non è stato inviato – con l’esecutivo redatto da Mastellone-Architecna-Erica Stefani, validato da En3 (professionisti scelti con avviso della struttura commissariale per l’emergenza Covid, ex Arcuri per capirci) e approvato dall’Asrem, soggetto attuatore, con delibera della direzione strategica del 22 febbraio scorso – il parere favorevole dei Vigili del fuoco. E il Cobuild, consorzio di imprese edili che pure si è aggiudicato l’appalto nazionale per realizzare il Covid hospital all’ex hospice di Tappino, ritiene che ci siano aspetti da chiarire per esempio sul vano per l’esodo orizzontale progressivo: un reparto nello stabile accanto, il Cardarelli. Gli oneri di sicurezza collegati al piano Covid pure mancano all’appello nella documentazione. E per i prezzi indicati non si è ottemperato, per l’impresa, all’accordo quadro.
Sono alcune delle eccezioni sollevate dall’impresa il 24 febbraio. Giorno in cui i rappresentanti della ditta hanno anche effettuato una visita in sito, rendendosi conto che il cantiere a Tappino è ancora occupato: nel seminterrato la sanificazione delle ambulanze e ai piani superiori ci sono ancora ambulatori frequentanti da utenti.
La sintesi del vertice dell’Asrem Florenzano, domenica, a chi gli chiedeva conferma della voce sulla mancata presa in consegna dei lavori è stata: «Hanno sostanzialmente richiesto una revisione prezzi, noi ovviamente non siamo d’accordo perché l’appalto non lo abbiamo fatto noi e abbiamo scritto ad Arcuri perché venga risolta la questione».
Nel frattempo, Arcuri è stato sostituito. Ieri in Consiglio regionale il governatore Donato Toma ha riferito che l’Asrem sta avendo un’altra interlocuzione con la ditta aggiudicataria per capire se le eccezioni sono superabili. Quindi, da ‘Arcuri ha fatto il danno, Arcuri risolva’ siamo passati a tutt’altro atteggiamento. L’azienda sanitaria adesso vuole direttamente sbrogliare la matassa.
L’amministratore del Consorzio Stabile Build Angelo Contessa sgombra il campo: «Vogliamo eseguire l’opera con un progetto che metta nelle condizioni di attrezzare sale e reparti che possano essere utilizzati. Non completare un contratto sul quale poi si scopra che mancano, faccio un esempio, degli ambienti. Non abbiamo chiesto più soldi. Quello che afferma il dg Asrem, se ha detto che abbiamo chiesto una revisione prezzi, non è vero. Abbiamo partecipato ad un accordo quadro, anzi, molto chiaro anche sui prezzi. Abbiamo sottolineato problematiche progettuali che a nostro avviso ci sono e vanno risolte. Se vengono fuori evidenze economiche – sottolinea – in quel caso però sono dovute. Avremmo potuto accettare, prendere il cantiere e poi fermarci. Ma non lavoriamo in questo modo. Tanto più che stiamo parlando di un’opera importante per l’emergenza Covid, di terapie intensive. Sentiamo forte questa responsabilità e però ognuno deve assumersi la responsabilità degli atti che si firmano».
Per eseguire l’intervento, i tempi dati alla ditta erano di 90 giorni: fine maggio, intanto. E non aprile. A parte questo, il Cobuild ribadisce la sua disponibilità a risolvere le criticità sollevate sul progetto ricevuto il 22 febbraio. Magari in una riunione coi progettisti. «Non abbiamo avuto ancora la possibilità di incontrarli». Finora Contessa ha conosciuto, nelle riunioni, solo il rup Vetere e il direttore amministrativo dell’Asrem Lastoria.
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