Questione di pochi giorni, o di ore. Al terzo piano di Palazzo Vitale l’avvicendamento fra Angelo Giustini e Anna Maria Minicucci sembra cosa fatta. La ex dg del Santobono, molisana di origine e con una lunga e brillante carriera manageriale nella sanità campana, è la prima scelta per una sostituzione che ha trovato un punto di caduta e di svolta negli ultimi accadimenti anche giudiziari, inutile negarlo.
Non se lo nega probabilmente lo stesso Giustini, che a chi è riuscito a incontrarlo o a carpirgli una dichiarazione ha dato l’impressione concreta di aver maturato il passo indietro. La lettera di dimissioni c’è già, deve solo essere inoltrata a Roma. E non è detto che non sia avvenuto ieri in tarda serata.
Indagato per omissione di atti e abuso d’ufficio in relazione alla gestione della pandemia, all’interrogatorio di martedì davanti al procuratore D’Angelo andrà insieme agli avvocati Danilo Leva e Giuseppe Stellato non più da commissario in carica.
A meno di ripensamenti ulteriori che però Roma sembra pronta a bypassare. Fonti accreditate ieri confermavano che la nomina della Minicucci è in istruttoria al Mef, dicastero cui compete la proposta al Consiglio dei ministri di concerto con il ministero della Salute. E proprio dai colonnelli di Speranza, di livello o del massimo livello tecnico poco conta, è arrivata la proposta che ha messo fine alla guerra guerreggiata fra Pd e 5s che hanno detto no a Toma commissario e il centrodestra che invece puntava alla rivincita col ritorno delle attribuzioni sulla sanità molisana al proprio presidente.
Il primo presidente da quando la sanità è commissariata in regione a subire l’esautoramento dalle competenze nel 2018. «Il commissariamento ha fallito e va eliminato. Ci sono altre possibilità per affiancare le Regioni in difficoltà», ribadisce a Primo Piano Toma. Che quindi a viso aperto ha condotto questa battaglia, ora che la legge sull’incompatibilità fra i due ruoli voluta dai 5s è stata dichiarata incostituzionale proprio grazie a un suo ricorso alla Consulta.
Quanto a Giustini, «in due anni e mezzo non ha raggiunto risultati apprezzabili, il disavanzo è aumetato, ho visto troppa indecisione sulla pandemia e non ha cercato interlocuzione col presidente che come Protezione civile poteva, e lo ha comunque fatto, sbloccare molte situazioni».
Non si sbottona sull’interlocuzione in corso con Roma sulla ‘pratica’. Quindi, per dire, ufficialmente di Minicucci ha letto su queste colonne ieri mattina… Ma cosa ne pensa? «Che ha un ottimo curriculum, la conosco, era al Santobono. Un altissimo profilo, come direi se lei mi chiedesse di altri manager», ragiona riferendosi a direttori con cui ha in Molise o che avevano presentato domanda per venire in Molise e poi sono stati scelti per ruoli di vertice al Ministero. Il chiaro riferimento del presidente, li cita ad esempio, è all’ex dg Asrem Sosto (oggi a Napoli) e al capo della segreteria tecnica di Speranza Lorusso, che era fra gli idonei a quella successione. E queste sue valutazioni fanno capire che, al netto della sua posizione politica e istituzionale che rimane la stessa e cioè che il commissario deve essere il presidente della Regione, non sta sulle barricate. Anzi, il profilo probabilmente non gli dispiace.
Nel pomeriggio di ieri ha avuto modo di ribadire e precisare a Rai1, a “Oggi è un altro giorno”, che sulla sanità non ha alcun potere. Ma di sentirsi comunque «coinvolto come presidente di questa regione. Noi partiamo da un gap gravissimo, siamo gli unici a non avere Dea di II livello». Il commissario, invece, ha pieni poteri. Sull’assenza di un Covid hospital ha ricordato di aver chiesto a novembre, quando si rese conto dei ritardi, ad Arcuri i tre moduli di terapia intensiva che saranno consegnati il 21 marzo.
Quanto ai dati, l’Rt dà segnali di discesa ma l’occupazione dei letti è molto sopra la soglia. In zona rossa per un altro paio di settimane, la sua stima. Ma se si rispettano le regole si potrà uscirne.

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