Due mesi di attesa per il vaccino, il Covid purtroppo è arrivato prima della dose di Pfizer o di Moderna.
Mario – nome di fantasia a tutela dalle privacy – ha compilato e inviato sulla piattaforma telematica della Regione Molise l’adesione alla vaccinazione anti Covid per sua madre il 19 febbraio scorso. La donna ha 92 anni e patologie molto serie che le impediscono di deambulare. Suo figlio che vive a Roma perciò ha chiesto la somministrazione domiciliare. Finora, nessun messaggio che annunci la seduta a casa. Nel frattempo entrambi hanno contratto il Covid e sono ricoverati in questo momento nel reparto di malattie infettive del Cardarelli.
Racconta la sua storia a Primo Piano senza nascondere che ha tentato numerose volte di avere informazioni sui tempi e sui motivi dell’attesa. E che non sempre ha ottenuto risposte gentili, in alcuni casi invece ha ricevuto anche arroganza in risposta alle sue sollecitazioni.
«A Campobasso ci sono delle persone che si prendono cura quotidianamente di mia madre poiché io abito a Roma. Prima di Pasqua una delle badanti mi ha comunicato che nella sua famiglia purtroppo era stato riscontrato un positivo e che quindi lei avrebbe osservato la quarantena». E Mario capì subito che quel che aveva sempre temuto, quel che proprio i vaccini avrebbero dovuto evitare, poteva essere avvenuto. Dalla Capitale si trasferì intanto da sua madre per accudirla. Il 4 aprile il responso: l’anziana signora era positiva al SarsCov2. Qualche giorno dopo il virus è stato diagnosticato anche a lui. Prima isolati al domicilio, da una settimana sono in ospedale.
«Si parla tanto di fragili e quel che è accaduto mi sembra veramente una vergogna da denuncia», commenta.«Si fa un gran parlare di soggetti vulnerabili, della loro messa in sicurezza. Mia padre è una persona super fragile, è invalida civile, non è trasportabile e aspetta il vaccino a domicilio da più di due mesi. Gli operatori del Cup, più gentili devo dire, mi hanno suggerito di organizzarmi e portarla io a fare la somministrazione. Ma una persona di quell’età, nelle sue condizioni e con il meteo di Campobasso si immagini a che pericolo l’avrei esposta».
Le vaccinazioni domiciliari restano il punto dolente per la Regione e l’Asrem, l’asset che proprio non riesce a decollare. Poco personale per il territorio, procedura più lunga e complessa. Le conseguenze dell’enorme, evidente, ritardo, diventano ferite aperte per gli anziani e i disabili coinvolti e le loro famiglie.
Unica consolazione, ora Mario è a poche stanze da sua madre e riesce anche a vederla. Lei è stata assistita nell’unità ‘anziano fragile Covid’ dall’inizio del ricovero. Il reparto però ora è stato riconvertito in ordinario, aveva ormai pochissimi degenti che sono stati trasferiti in malattie infettive. L’augurio è che escano entrambi presto e bene. E che si possa recuperare una promessa fondamentale, quella del vaccino, che la sanità molisana finora ha completamente disatteso.
ritai