Un ateneo in salute, con le matricole in aumento dell’11,6%, più corsi di laurea e scuole di specializzazione, una valutazione lusinghiera dell’Anvur in arrivo (si è inteso tra le righe dell’intervento del presidente). Un ateneo che il rettore dell’Università degli studi del Molise Luca Brunese vuole sempre più “campus”, comunità e aggregazione. «Voglio il forno per la pizza davanti alla Biblioteca una volta a settimana», ha detto rivolgendosi al direttore generale Valerio Barbieri durante il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024.
Non è stato l’unico fuoriprogramma durante il discorso di Brunese, che ha chiamato accanto a sé per un breve contributo Sophia Marinelli, la liceale ag
nonese protagonista dell’audizione del 4 marzo a Roma per la Capitale della cultura 2026.
Nell’aula magna di via de Sanctis le più alte autorità istituzionali civili, politiche, militari e religiose e numerosi rettori di altri atenei. Nei saluti introduttivi della sindaca di Campobasso Paola Felice, che non ha nascosto l’emozione di parlare anche da laureata e laureanda, l’attestazione di una «relazione inscindibile» fra la città capoluogo e l’ateneo. «Oserei dire vitale per il ruolo propulsivo di motore culturale e sociale che l’Università svolge da decenni per l’intero territorio, formalizzato con un’Intesa quadro», ha aggiunto.
Al centro della riflessione un tema di strettissima attualità. «Che abbiamo voluto trattare non tanto dal punto di vista della scienza ma di tutto ciò che c’è intorno», ha spiegato il rettore. Vale a dire l’AI. “Elon Musk, il detective di Poe e altri enigmi per intelligenze umane e artificiali”, il titolo della prolusione curata dal prof Giovanni Maddalena, ordinario di Filosofia teoretica (Dipartimento giuridico). Le conclusioni sono state affidate a padre Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’informazione. «Ogni nuova tecnologia cambia il modo in cui abitiamo la terra e il pianeta», ha detto il prof Benanti. L’ultima volta era accaduto con la rivoluzione industriale. «Questa volta la macchina non è solo quella che può surrogare il processo produttivo, ma anche quello decisionale. In questo 2024, con due miliardi di persone che andranno al voto, una macchina di linguaggio che può farci vedere cose che sembrano reali, ha un grandissimo impatto sull’opinione pubblica: saper garantire gli opportuni spazi democratici – ancora Benanti – è la sfida». La macchina sostituirà quindi l’uomo? «Se riuscissimo a togliere l’uomo dai lavori pericolosi, ne avremmo tutti i vantaggi: il problema non è se la macchina aiuta l’uomo, ma se la macchina ritiene l’uomo uno scarto del processo produttivo. Più che il problema della tecnologia in sé – ha concluso – è l’uso politico che ne vorremmo fare».