Un ateneo in salute. Sostenibile, molto più sostenibile di sei anni fa. Un ateneo che ha saputo, anche prima di sei anni fa, puntellare il punto debolissimo del territorio su cui insiste – le aree interne e lo spopolamento – con un centro di ricerca inaugurato dal Presidente della Repubblica Mattarella nel 2015.
Si è chiuso ieri il cerchio sull’intuizione dell’allora rettore Gianmaria Palmieri, è il riconoscimento del suo successore Luca Brunese, con l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025. L’anno della massima espansione dell’Università e della nuova sfida segnata dal taglio al fondo nazionale.
Ospite d’onore il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha sottolineato come la presenza di istituzioni universitarie e di alta formazione costituisca un presidio attivo di lotta alla marginalità. «C’è una strategia nazionale e ci sono risorse stanziate ad hoc», ha spiegato il ministro rispetto alle misure per il rilancio delle aree interne. Ma anche il G7 a Mirabella Eclano, i riflettori accesi sull’Irpinia, la valorizzazione di zone difficilmente raggiungibili e considerate poco appetibili.
Durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno, l’ultima di Luca Brunese da rettore di Unimol, la prof Luisa Corazza – consigliera del Capo dello Stato per gli Affari sociali – nella prolusione ha offerto un’analisi dettagliata e complessiva delle cause della questione “aree interne”, i punti di forza e quelli di debolezza dei grandi piani di investimento che riguardano l’Europa e l’Italia, le proposte per il lavoro e la cittadinanza.
Fari accesi, però, come ogni anno sull’Università (quest’anno in platea insieme alle massime autorità anche l’ex ministro Antonio Di Pietro). Sul suo peso e il suo rilievo in Molise. «La scuola e l’Università – ha detto la sindaca di Campobasso Marialuisa Forte nei suoi indirizzi di saluto – costituiscono un baluardo contro la fuga dei nostri talenti». I giovani, ha aggiunto, «vogliono restare in questa terra, però senza rinunciare ai loro diritti».
Dal governatore Francesco Roberti un tributo pubblico al rettore Brunese, «un amico sempre attento alle esigenze dell’ateneo e del territorio», al direttore generale Barbieri. «Oggi Unimol è un riferimento». Roberti ha poi elencato i tanti progetti portati avanti insieme, Regione e Università, il sostegno al diritto allo studio con l’aumento dei fondi a disposizione, nei prossimi anni, per le borse dell’Esu, gli investimenti in ricerca e innovazione, oltre che in riqualificazione urbana. Il supporto di Unimol alla sanità.
Un grazie alle istituzioni accademiche che non è solo formale è poi arrivato dal rappresentante degli studenti Manuel Petruccci. Nell’Università del Molise, ha rilevato centrando un grande problema dei giovani di oggi, si viene ascoltati, aiutati a decodificare situazioni vissute come fallimenti. Perché non è vero che «è solo un esame».
Quasi un’ovazione, infine, per Giuseppe Centillo che ha preso la parola a nome del personale tecnico-amministrativo. Analisi lucidissima sulle condizioni di contesto con cui l’ateneo deve combattere ogni giorno, riaffermazione del ruolo dell’Università come «luogo di confronto e di formazione di nuove idee dove proprio la possibilità di esprimersi anche contro il pensiero prevalente». Sarebbe auspicabile, ha proseguito, «che questa autonomia di opinione e di dissenso sia garantita sempre, nel nostro Paese ma anche, ragionando per un attimo oltre i nostri confini, in quelli dove ad esempio alle donne non è proprio più consentito accedere all’istruzione».
Quindi il motivo del timore del Sud, e del Molise, rispetto all’autonomia differenziata: «Se quelli che l’hanno pensata e oggi la festeggiano anche in maniera plateale sono gli stessi che qualche anno fa hanno creato dei movimenti che propugnavano a chiare lettere la secessione del Nord Italia dal resto del paese come facciamo a pensare che possa portare anche a noi, e non solo alle Regioni storicamente più sviluppate, dei concreti benefici?».
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