Assodato che il rettore Luca Brunese al successore passerà un bouquet di sfide più che un testimone, il professor Giuseppe Peter Vanoli queste sfide le considera difficili.
E così le definisce, difficili, nella lettera con cui ieri ha comunicato all’ateneo la sua intenzione di candidarsi a guidare l’Università degli studi del Molise dal 2025 al 2031. Difficili, dunque. Non certo impossibili.
51 anni, ingegnere specializzato in Energetica, professore ordinario nei corsi di studio Ingegneria per la sostenibilità e la sicurezza delle costruzioni e Ingegneria medica, prorettore delegato alle iniziative strategiche. Un ingegnere con un background, un imprinting e un dna da manager. Interlocutore dei rappresentanti istituzionali – politici e non solo – e del mondo delle imprese, Vanoli in questi anni è stato lontano dai riflettori ma non dal Molise reale. Tanto che quando, qualche mese fa, le indiscrezioni sulla sua candidatura hanno cominciato a oltrepassare i confini del campus i meno aggiornati, o i più sorpresi da un nome diverso dai “soliti” (non quello di un direttore di dipartimento per esempio), forse erano proprio i giornalisti.
Nella nota inviata ai colleghi docenti, al personale tecnico amministrativo e ai rappresentanti degli studenti, il prof di Fisica tecnica (ha iniziato con un dottorato al Politecnico delle Marche, poi è stato associato di UniSannio e ha consolidato il suo percorso all’Unimol) non nasconde quale sarà il “risveglio” per l’ateneo molisano (e per tutti gli altri). Il Pnrr, booster per la ripresa post pandemica, ha rappresentato un’opportunità formidabile di sviluppo per la formazione e la ricerca. Unimol l’ha colta a pieno. Ma ora è tempo di pensare il “dopo”.
La proposta di Vanoli va nella direzione del rafforzamento della funzione dell’Università come ateneo di un’intera regione e sempre più attrattivo per chi molisano non è. Qualità della didattica, infrastrutture adeguate e iniziative «volte a facilitare l’accesso a sbocchi occupazionali stimolanti dovranno costituire un polo di attrazione per gli studenti». In Molise, prosegue il candidato alla successione di Brunese, la qualità dell’offerta formativa può avere un impatto ancora più rilevante in un’area che «si trova a dover affrontare il rischio di un progressivo declino aggravato anche dal fenomeno dello spopolamento».
Un ateneo più forte, consapevole di quello che ha fin qui realizzato e di quanto potrà in futuro concretizzare. Per ottenere questo risultato «è fondamentale garantire che la nostra Università resti libera da ogni condizionamento, che continui ad essere un luogo di dibattito aperto e costante e che possa rappresentare effettivamente un trampolino di lancio verso il futuro per le nostre studentesse e per i nostri studenti».
Una sfida anche questa. Rilanciata all’Università che da qualche anno ha festeggiato i suoi primi 40 e prova sulla pelle la difficoltà di essere totalmente padrona del proprio destino (le sole condizioni di contesto territoriali spiegano già molto di questa difficoltà).
Si voterà in primavera, il 9 aprile (le candidature possono essere formalizzate fino al 10 marzo), c’è molto tempo per un dibattito che la realtà economica e sociale impone senza possibilità di sfuggirvi. Riguarderà gli assetti, i pesi, gli equilibri interni e le prospettive dell’Università. Anche, giocoforza, l’avvenire della XX Regione. Ufficializzando la sua proposta, il prof Vanoli ha fissato un punto di partenza. Un punto fermo.

rita iacobucci

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