Una rivendicazione orgogliosa e una sfida rilanciata. Come ogni anno il rettore Gianmaria Palmieri aprendo l’anno accademico disegna in maniera lineare quello che l’Università degli Studi del Molise è diventata: un seme che ha fruttato, una scommessa che oggi vanta sei dipartimenti, più di 25 corsi di laurea, 8mila studenti e piazzamenti lusinghieri nelle classifiche per gradimento. Unimol comunità che si fonda su regole condivise, le uniche in grado di garantire la rinascita dell’istituzione universitaria. Perché «come dimostrano le recenti e, ahimè dolorose, vicende di cronaca è illusorio pensare che le leggi, i regolamenti o, peggio, gli algoritmi possano precedere astrattamente la realtà in nome di principi teoricamente giusti ma equivoci e controproducenti nella loro traduzione pratica».
Palmieri ha voluto un giurista, il giurista per eccellenza, per inaugurare le attività 2017-2018. Paolo Grossi è presidente del collegio conosciuto come ‘giudice delle leggi’, la Corte costituzionale. Un amico dell’ateneo molisano, da quando – ricorda Grossi prendendo la parola per ultimo nella cerimonia – fu l’allora docente Unimol Orazio Abbamonte a invitarlo. Ma anche e soprattutto rappresentante di un «tribunale attentissimo a ciò che sta succedendo nella società italiana». Non stona la presenza di un giudice all’inaugurazione di un anno accademico? Una lettura superficiale porterebbe a pensarlo. Ma stona solo se del diritto, evidenzia il presidente della Consulta, si ha una visione antiquata, «diritto legato al potere, confezionato nei palazzi alti del potere, proiettato su società civile chiamata solo a obbedire. Spesso prende il volto del giudice penale, del funzionario di polizia, necessarissimi ma non gradevoli con le loro sanzioni. Cerchiamo di recuperare il diritto ad una nozione più ampia, più libera. Il diritto è ordinamento prima ancora che comando, nasce nel sociale e si mescola col sociale pur mantenendo sua autonomia». E in questa accezione allora il presidente della Corte Costituzionale è l’ospite giusto. Come insegnano i padri costituenti «che hanno letto nella società, hanno individuato valori, ne hanno tratto i principi e hanno segnato su carta il breviario giuridico del cittadino italiano. La Costituzione è un insieme di valori diventati principi e cardine di vita ordinata, con tutte le garanzie per i cittadini, dal più ricco al più povero fino a gli ultimi. Valori che durano ma subiscono il divenire storico, perciò la Corte Costituzionale che deve essere custode dei valori scritti e rendersi conto se hanno subito mutamenti».
Ora all’Unimol, Grossi, a nome di un tribunale che è tramite soprattutto per le «officine culturali» come le Università. A gennaio sarà siglato un apposito protocollo con il Miur che porterà gli ‘ermellini’ nelle scuole e negli atenei d’Italia. A quello molisano Grossi riserva un complimento di spessore: «Mai ho trovato studenti tanto attenti e curiosi come gli studenti molisani, debbo affermarlo con tutta schiettezza».
Di «sorprendente e tenace vitalità» parla invece Palmieri nella sua relazione che segue i saluti del governatore Paolo Frattura e del sindaco di Campobasso Antonio Battista. Vitalità, nonostante «il susseguirsi, da 20 anni a questa parte, di riforme universitarie» che ha finito «con lo stravolgere la vita accademica». Il percorso da metà degli anni ’80 ad oggi è stato proficuo per la passione dei docenti e del personale amministrativo, mette in luce il rettore, e perché Unimol ha tratto «profitto dalle potenzialità e dalle ricchezze culturali e sociali, esistenti e notevoli, di questo territorio». In più, sottolinea facendo riferimento alle parole del presidente Frattura, «avvertiamo la vicinanza e la fiducia delle istituzioni locali» e precisa che si riferisce in primis alla Regione e al suo presidente «ai quali va dato atto di un rinnovato spirito di collaborazione, che si è tradotto in un convinto e pieno sostegno all’Ateneo».
Ateneo, è l’inciso necessario di Palmieri, che era stato penalizzato nella distribuzione del fondo ordinario per via della mancata presentazione dei lavori di ricerca di 30 docenti che hanno aderito alla protesta contro il sistema di valutazione. Ma «tutti insieme abbiamo neutralizzato il danno». E, anzi, l’Unimol prevede anche l’esonero dalle tasse per chi ha meno di 13mila euro di Isee.
Due le iniziative «di fondamentale importanza» che Unimol ha realizzato con la Regione: i viaggi gratis per gli studenti che devono raggiungere le sedi dei corsi, in virtù di un’intesa siglata a luglio con Frattura e l’assessore regionale ai Trasporti Nagni. E a breve, annuncia il rettore, il protocollo con l’Asrem per l’inserimento dei docenti di Medicina nel sistema assistenziale. Il rapporto privilegiato, aggiunge Palmieri, con Regione e Asrem non esclude che relazioni possano stabilirsi, sotto il profilo della ricerca, anche con Neuromed e Fondazione Giovanni Paolo II, «anelli fondamentali della filiera assistenziale molisana».
Infine, nella relazione, i rapporti con prefetture, magistratura, con i Comuni. Menzione particolare per quello di Campobasso che, ricorda il sindaco Battista nel suo saluto introduttivo, ringrazia l’Ateneo per la «disponibilità e la vicinanza che ha mostrato nei confronti della città e dell’amministrazione che guido, mettendo a disposizione alcune aule precedentemente destinate alla didattica» per attenuare l’emergenza scuole sicure. Per la città capoluogo Unimol ha giocato un ruolo particolare, tra le altre iniziative a sostegno degli universitari il primo cittadino annuncia: «Ritoccheremo la convenzione con l’azienda che gestisce il trasporto urbano per limare i prezzi dei biglietti degli autobus e cercheremo anche di rivedere gli orari delle corse affinché siano più rispondenti alle esigenze degli studenti. Per quanti invece arrivano dagli altri centri della regione andremo a potenziare il terminal degli autobus, punto di arrivo e di partenza per migliaia di studenti e di lavoratori che ogni giorno gravitano nel capoluogo».
Allo stesso modo, l’Università si sente istituzione «al servizio della collettività e del territorio in cui opera», motivo per cui – conclude Palmieri – «di questa istituzione il legislatore e la politica devono essere difensori e propulsori, favorendo e non ostacolando l’esercizio di quella libertà all’interno della quale si possono esprimere al meglio ricerca e insegnamento».
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