Anche gli studenti campobassani hanno risposto alla ‘chiamata’: ieri mattina in 200 hanno sfilati lungo le vie del centro, a suon di fischietti e megafono, per protestare contro il modello di alternanza scuola-lavoro introdotto della Buona scuola targata Matteo Renzi. Il percorso previsto dalla riforma coinvolge gli studenti dell’ultimo triennio che dovranno raggiungere dalle 200 alle 400 ore di alternanza, ovviamente non retribuita, all’interno di aziende, enti pubblici o privati, associazioni sportive o di volontariato. Un’esperienza che dovrebbe aiutare i ragazzi a comprendere i meccanismi del mondo del lavoro, ma che, a parere di molti studenti, si è rivelata solo una «perdita di tempo» e un’occasione per le imprese di sfruttare manodopera gratuita. «Non ci interessa fare le fotocopie negli uffici pubblici, non ci serve», commenta qualche studentessa durante il corteo che è culminato con un’assemblea pubblica in piazza Municipio. Alla manifestazione ha preso parte anche una delegazione della Flc Cgil: «Abbiamo aderito a tutte le manifestazioni che oggi (ieri, ndr) si sono tenute in Italia – ha commentato il segretario Giuseppe Lafratta – perché il percorso di alternanza scuola lavoro così come è stato modificato e svilito dalla legge 107 che qualcuno ancora continua a chiamare Buona scuola non ci convince per niente. Lo avevamo previsto, abbiamo raccolto circa 10mila firme in Molise insieme agli studenti contro questo percorso di alternanza e i fatti ci stanno dando ragione. Soprattutto d’estate si assiste a fenomeni incredibile, ragazzi sfruttati all’interno degli autogrill, persone che fanno fotocopie negli uffici pubblici. Abbiamo situazioni che sviliscono sia il ruolo del lavoro che quello degli studenti. Riteniamo che sia assolutamente da cambiare questo stato di fatto, modificare in maniera radicale questo percorso per portare al centro di tutto la scuola, le competenze e le conoscenza. I nostri ragazzi nelle aule devono studiare, non si devono far sfruttare».
Per la Flc Cgil va cambiato innanzitutto il criterio del monte ore: «Non possiamo stabilire tutti i liceali debano fare 200 ore e gli studenti degli istituti tecnici 400. Perché la situazioni muta da territorio a territorio. Ci sono delle regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna dove ci sono aziende che sono pronte a fare dei percorsi di formazioni, altre invece , come la nostra, dove non c’è lavoro neppure per i genitori. Quindi le aziende sono a caccia di studenti che invece di studiare nelle classi vanno a perdere tempo all’interno di ambienti in cui non vengono rispettate neppure le più banali norme di sicurezza. Tanto è vero che proprio in questi giorni abbiamo avuto esempi di infortuni di studenti che erano in contesti che non avevano previsto una presenza così forte di studenti e quindi di lavoratori».
«Oggi siamo scesi in piazza – le parole di Biase D’Andrea dell’Unione degli studenti – per protestare contro questo modello che in Molise, come in tutta Italia, si è rivelato essere solo sfruttamento e inutilità. Siamo scesi in piazza indossando le tute blu per rivendicare la lotta degli operai degli anni 70 e, come loro erano l’ultimo anello della catena, anche noi da ultimo anello della catena lotteremo affinché venga approvato lo Statuto degli studenti in alternanza scuola lavoro, come è stato approvato all’IIss di Bojano. Vogliamo che venga approvato a livello regionale». I ragazzi rivendicano un principio fondamentale, quello dell’obbligo di inerenza, vale a dire che il percorso lavorativo in cui si viene inseriti deve essere attinente e in linea con il percorso di studi dei singoli studenti. «Se studio al Liceo Artistico – spiega – non ha senso che io faccia il percorso in una pizzeria».
Ma la lotta non finisce qui:«Continueremo a mobilitarci per chiedere al governo regionale una legge regionale sul diritto allo studio. È inconcepibile che dopo 10 anni di manifestazioni e proteste ancora non sia stata varata questa legge».
E anche il movimento politico ‘Eticamente’ si è unito alla battaglia condotta dagli studenti molisani in difesa della dignità dei lavoratori di oggi e di domani. «Nella nostra regione – evidenzia il portavoce Francesco Bonomolo – la disoccupazione va di pari passo con lo sfruttamento lavorativo dei giovani e meno giovani, costretti ad accettare condizioni di lavoro umilianti. Lavoro in nero, tirocini sbandierati al vento come soluzioni strategiche, ma che si tramutano in escamotage per sfruttare a tempo limitato i lavoratori. L’alternanza scuola-lavoro che si traveste da “esperienza” lavorativa, in realtà costringe gli studenti a vanificare ore di studio a vantaggio di lavori di dubbia utilità formativa. Per questo la voce che oggi si alza dalle piazze di tutta Italia sarà, per il nostro movimento, la base delle nostre battaglie».