Un ateneo «in ottime condizioni», con «un bilancio solido, nessuna esposizione» e con condizioni quindi altrettanto ottimali per lavorare, per studiare e fare ricerca, per formarsi e per trasmettere conoscenza.
A Luca Brunese, radiologo con una passione spiccata per i numeri anche quelli economici, le graduatorie tuttavia non piacciono. Perché poco oggettivo il criterio che ne è alla base, in generale. Ne cita una, però: Almalaurea piazza Unimol ai primi posti fra gli atenei pubblici per gradimento degli studenti. «Io ho grande fiducia in loro e lo sanno», dice chiarendo la prima declinazione del suo voler fare rete. Con gli universitari ha costituito il tavolo permanente per elaborare un manifesto dei servizi, è stato rifinanziato il trasporto gratuito – solo dall’Unimol, aveva evidenziato nel suo intervento il rappresentante degli studenti Nicolò D’Amico, per il quale le istituzioni dovrebbero investire più energie a favore degli iscritti all’ateneo -, sono stati ampliati gli orari d’apertura della biblioteca, finanziate misure per gli studenti con disabilità. Tutto questo perché all’università, ha detto Brunese chiudendo la sua prima inaugurazione dell’anno accademico da rettore di via De Sanctis, i ragazzi devono crescere anche dal punto di vista umano e culturale.
Sempre sul fronte interno, Brunese ha dichiarato l’impegno a ulteriori interventi – rispetto alle progressioni avviate – per il personale tecnico amministrativo «se ci sarà consentito di superare la norma nazionale». Per i docenti sarà avviata nei prossimi mesi un’opera di reclutamento, per i prof di prima e seconda fascia, e per i ricercatori. Il rettore di Unimol confida su ciò che potrà fare il neo ministro Gaetano Manfredi, collega della Federico II e presidente della Crui. Prima dell’incarico nel Conte bis, Manfredi era intervenuto su un tema toccato ieri pure dal numero uno dell’Unimol: la no tax area è una scelta che attua il diritto costituzionale allo studio, ma a carico della singola università rischia di essere penalizzante per gli atenei, come anche l’adeguamento stipendiale.
La priorità, ha ribadito Brunese, soprattutto al Sud e nelle sue aree soggette a spopolamento (il Molise, la Calabria, ma pure alcune zone della Campania), è investire sull’università. «Se non ci fossero gli atenei in queste aree i giovani se ne sarebbero già andati». Senza investimenti sulla formazione, qualsiasi altro investimento pubblico – infrastrutture e altro – potrebbe rivelarsi vano perché quando sarà realizzato potrebbe non esserci più nessuno (o pochissimi) a percorrere una pur nuova e performante strada.
Buona la collaborazione con la Regione. Fra le altre cose, il rettore ha citato l’accordo per la valorizzazione dei beni archeologici a cui aveva fatto riferimento il governatore Toma nei suoi indirizzi di saluto. «Una scommessa che facciamo insieme al presidente, sapendo di poter utilizzare la trasversalità del nostro ateneo». Per quanto attiene alla sanità, ha auspicato che la ricerca sia sempre terreno comune non solo con Asrem ma anche con Neuromed e Cattolica. Recente, inoltre, l’intesa con la Prefettura sui migranti. «Credo che noi istituzioni, senza gelosie, si debba lavorare tutti insieme. È l’unica speranza per il Molise», ha concluso Brunese.
Di raccordo col territorio e idee provenienti dal mondo esterno aveva parlato – a inizio cerimonia – il sindaco di Campobasso Roberto Gravina per descrivere il ruolo propulsivo di Unimol in Molise. Comune e ateneo, ha detto, hanno tracciato una road map operativa per una collaborazione che diventi modello relazionale aperto e inclusivo.
Il governatore Donato Toma ha centrato il suo intervento sul core dell’inaugurazione 2020: la valorizzazione del patrimonio culturale del Molise. E quindi i 4.1 milioni di euro stanziati per alcuni siti di scavo curati dall’Unimol. I dati, ha aggiunto, ci danno ragione: nel 2019 in regione è cresciuto l’afflusso ai siti di cultura: ad Altilia 22.257 presenze (il 13.7% in più di cinque anni fa), al Paleolitico il 27% in più. Bene anche tutti gli altri musei e monumenti.
Sia Toma sia Brunese hanno, infine, evidenziato con soddisfazione che nel team che ha isolato il coronavirus in Italia ci sia una giovane biologa molisana: indice dell’efficacia del sistema sanitario nazionale e di quello della formazione.

r.i.

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