Sanità pubblica in affanno, fra carenza di personale e gestione del Covid. Sul fronte delle strutture private convenzionate, invece, la Regione ancora non eroga la quota, posta a suo carico da un accordo con il governo, del 50% del rinnovo contrattuale siglato nell’autunno 2020. Eppure, lo stesso questi centri si stanno facendo «carico dell’assistenza dei malati molisani che ormai non trovano posto al Cardarelli o presso gli altri ospedali pubblici».
Alzano la voce ed esprimono preoccupazione i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil e chiedono un incontro urgente alla direzione Salute e al commissario Toma «per comprendere tempi e motivazioni del ritardo dei pagamenti, al fine di dare risposte chiare e serenità ai lavoratori oltre che le necessarie garanzie ai servizi sanitari per la tenuta dei livelli occupazionali».
Ritardi che i segretari Amantini, Valvona e Boccardo definiscono «incomprensibili e ingiustificabili per due ragioni, innanzitutto perché la tutela e la cura della salute delle persone non può dipendere da tecnicismi tattici o da quadratura dei conti e in secondo luogo perché i soldi ci sono e non possono restare inutilmente chiusi nella cassaforte della Regione, nessuna ragione può essere più importante della salute».
Le tre sigle sindacali hanno sollecitato, quindi, nuovamente Palazzo Vitale al rispetto degli accordi regionali e nazionali recepiti dalla Regione in merito al versamento della quota del 50% dell’incremento tabellare del rinnovo del contratto Aiop evidenziando che allo stato dell’arte, quasi tutti i lavoratori hanno riscosso solo gli arretrati e l’adeguamento contrattuale di competenza delle aziende sanitarie private, mentre non è stato liquidato il restante 50% degli arretrati a carico della Regione. Soldi che «si aggiungono al ritardo del pagamento delle prestazioni degli anni precedenti, oltre che al sollecito del trasferimento delle risorse da parte della Regione Molise per le prestazioni sanitarie effettuate dalle strutture accreditate, che sta generando preoccupazione tra i lavoratori che temono per la tenuta dei livelli occupazionali e il pagamento degli stipendi».