A Roma sbandierano «dati entusiasmanti riferiti all’aumento dell’occupazione trascurando gli elementi di analisi congiunturale che parlano sì di aumento di lavoro… ma di quale lavoro: lavoro autonomo e lavoro proposto a dipendenti a termine. Parallelamente, si registra una diminuzione del lavoro a tempo indeterminato. Se a questo si aggiunge – denuncia il segretario della Cgil Molise Paolo De Socio – che, guardando i dati complessivi, aumentano anche gli inattivi e diminuiscono i disoccupati risulta facile desumere che non ci sono più persone che hanno trovato lavoro, ma che meno persone lo cercano».
Appunti critici di fine estate dal sindacato confederale. «Per fortuna siamo stati in tanti nelle piazze molisane a urlare un secco “no” all’autonomia differenziata e ad altre strane proposte che attraversano la nostra povera e bell’Italia non trascurando il Molise e siamo in tanti a raccontare la verità sulla crisi delle produzioni industriali e manufatturiere italiane che stanno pagando lo scotto della mancanza di proposte politiche mirate anche all’ineluttabile processo di transizione energetica ed ecologica che potrà essere rinviato ma non si fermerà. Le vicende sopra descritte fanno parte di un perverso gioco informativo dove, più o meno legittimamente, ognuno prova a magnificare i risultati del proprio operato ma, inevitabilmente, poi tocca fare i conti con la realtà dei fatti e con la condizione delle persone in carne e ossa. Quello stesso sistema informativo che consente a un ministro della Repubblica di raccontare frottole in prima serata sui tg nazionali. Ma questa è un’altra (triste) storia», aggiunge De Socio.
Triste è anche il fatto che i redditi medi italiani «proporzionati al potere di acquisto risultano essere sotto ai livelli degli inizi anni ‘90. Risulta incomprensibile come si intendono rilanciare produzioni e consumi e l’economia nel suo complesso eludendo questa discussione e trascurando il fatto che il potere di acquisto dell’italiano medio è sprofondato in maniera vertiginosa e che è diminuito drasticamente quello che in gergo viene chiamato salario reale».
Tanti italiani, ancora il sindacalista, non hanno fatto le vacanze, certo, ma ci sono pure milioni di famiglie «che non arrivano alla fine del mese e che oggi stanno facendo i conti e i salti mortali con vicende pre autunnali ordinarie tipo caro prezzi dei beni primari, caro bollette, acquisto libri di testo o pagamento rette scolastiche e universitarie per i propri figli».
In Molise il reddito medio da lavoro non supera i 20.000 euro, il che dovrebbe far riflettere e mettere in campo «azioni straordinarie tese a determinare un’inversione di tendenza per guardare al futuro con un barlume di speranza e con maggiore ottimismo. Forse, tra una sagra e l’altra, qualcuno si sta accorgendo che il Molise sta morendo. L’annuncio che riguarda la crisi dell’automotive riferito all’ex Fiat potrebbe essere la goccia che fa tracimare un vaso già colmo».
Al pressing della Cgil che invoca da tempo tavoli unitari per ragionare di sanità, trasporti, infrastrutture, istruzione e ambiente, il governatore Roberti pare stia dando riscontro per aprire una discussione ad ampio raggio. «Si ha la sensazione diffusa però che ci sia qualcuno, anche nelle alte sfere del governo tegionale che non pensa nemmeno a salvare il salvabile ma piuttosto cade nella logica del “si salvi chi può” e si bea nell’indossare la casacca di partito che gli consente di sbandierare di tanto in tanto l’improbabile gloria della “filiera istituzionale”. Primo obiettivo sembra quello di mettere in sicurezza se stessi. Mantenere le ultime risorse disponibili per una lunga e “dura” stagione politica che non sarà solo invernale. La sopravvivenza è fatta così e, in Molise, politicamente, è una sopravvivenza che si autoalimenta: mors tua vita mea…. un detto che nella nostra regione costa poco. Basta fare un po’ di “ammuina” rinunciare a un’indecente proposta di sottosegretariato e, tra le varie crisi industriali, infrastrutturali, sanitarie e via discorrendo, basta seminare qua e là un po’ di deleghe. Tutti contenti? Nì! Tanto, se la semina non darà frutti, si potrà sempre dare la colpa alla cattiva stagione o male che va… alla Cgil (senator docet)!», la chiosa finale di De Socio dedicata al senatore Della Porta.

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