Sanità molisana ancora commissariata e finanziamento ridotto nella legge di Bilancio nazionale: una “combo” preoccupante per la Uil regionale. A questo quadro si aggiungono poi i dati del settimo rapporto Gimbe che «mettono in evidenza una crisi ormai strutturale del nostro sistema sanitario», evidenzia la segretaria Tecla Boccardo.
«Sono anni – prosegue – che chiediamo una riorganizzazione strutturale del sistema. Il progressivo sotto-finanziamento del Servizio sanitario nazionale, unito alle crescenti disuguaglianze regionali e alla carenza di personale che di fatto manca nelle corsie, ancora una volta dimostra che la teoria scritta sugli atti confligge con la realtà e tutto ciò sta compromettendo il diritto costituzionale alla salute per i cittadini molisani, in particolare per quelle fasce socio-economiche più deboli. È inaccettabile che, nonostante i fondi aggiuntivi per la gestione della pandemia, non si sia realizzato un vero rafforzamento strutturale del nostro servizio sanitario. Il crescente ricorso alla sanità privata o spesso la rinuncia alle cure da parte di molte famiglie testimoniano, l’urgenza di un intervento deciso per ripristinare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari. Un dato su tutti: nel 2023, oltre 26.000 molisani hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, di cui oltre il 50% milioni per motivi economici, un dato purtroppo in crescita».
Al governo e alle Regioni la Uil chiede di «agire con responsabilità, aumentando il finanziamento pubblico per la sanità e in particolare il superamento per il Molise, del commissariamento e quindi del piano di rientro, investendo in risorse umane e strumentali. Mettendo in atto in Molise, al di là dei proclami, una vera e seria riorganizzazione strutturale atta a garantire un’assistenza sanitaria di qualità, accessibile a tutti i cittadini, ma soprattutto una rete per l’emergenza urgenza realmente fruibile e a tutela della vita delle persone colpite da patologie tempo dipendenti, in questi casi – evidenzia Boccardo – davvero un minuto è fatale per la vita e la qualità della vita futura delle persone, ma anche per le casse regionali che per inefficienze, inadeguatezza dei percorsi e ingessature burocratiche generano di fatto costi enormi per il servizio sanitario (dalla degenza, alla riabilitazione, dall’assistenza, ai farmaci, agli ausili per la degenza, ai dispositivi medici), troppe volte purtroppo, l’inadeguata presa in carico dal sistema del paziente, pur se nell’immediato, in realtà il percorso per un’infinità di sovrapposizioni e inutili arroccamenti rallenta, dimenticandosi di garantire la tempestività delle cure per il malato e questo è inaccettabile. Chiediamo a chi ha la responsabilità politica di attivarsi per governare, con rigore e attenzione, il processo di integrazione funzionale tra pubblico e privato accreditato, che oltretutto in Molise fa tanta mobilità attiva, grazie alla qualità di alcuni centri di eccellenza e che meglio potrebbero essere utilizzati dai molisani.
Al fine di garantire servizi pubblici concretamente accessibili ai cittadini, o la mobilità passiva e la rinuncia alle cure finirebbe per peggiorare ulteriormente le condizioni delle casse regionali e cancellare definitivamente i princìpi di universalismo, uguaglianza ed equità stabiliti dalla legge che uniti al combinato disposto con la deprecabile norma sull’autonomia differenziata, potrebbe allargare ancora di più il fossato dei divari sociali fra il Nord e il Sud dell’Italia», conclude la leader della Uil Molise.

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