Convincere i lavoratori a rinviare la pensione almeno fino all’età della “vecchiaia” e in alcuni casi anche dopo: la manovra di bilancio approdata in Parlamento non ha introdotto nuove strette sull’accesso alla pensione anticipata come accaduto l’anno scorso ma ha puntato sulla convenienza per le persone a restare al lavoro il più a lungo possibile.
E sulle pensioni minime, a fronte di un incremento che sarebbe scaduto a fine 2024 e che avrebbe rischiato di far tornare indietro gli assegni, è stato deciso un aumento inferiore rispetto a quello per il 2024. Ma se si guarda all’importo la pensione minima passa dai 614,77 euro attuali a 617,9 nel 2025 con un aumento di appena tre euro. Spiegano però dal Ministero che il trattamento minimo è a 598,61 euro ed è stato possibile arrivare a 614,77 grazie a un aumento transitorio del 2,7% che scadeva a fine 2024.
In ballo, comunque, ci sono poche decine di euro. E si è subito scatenata la protesta.
La Cgil, insieme allo Spi, ieri mattina ha illustrato i contenuti della manifestazione che si terrà il 29 ottobre a Campobasso, “Il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha”, a partire dalle 10 all’ex stadio Romagnoli. Il corteo si concluderà poi in piazza Pepe.
«Da tempo – ha denunciato il segretario della Camera del lavoro del Molise Paolo De Socio – stiamo assistendo a manovre inique che poi vengono spacciate che vanno a favorire le fasce più deboli. C’è la propaganda e la realtà dei fatti. Ci troviamo con sistemi sanitari allo sbando, casse integrazioni in aumento e lavoro che manca, soprattutto nel Mezzogiorno. Si ricorre sempre più spesso ai risparmi degli italiani, i nostri pensionati sono diventati il ‘bancomat’ delle nuove generazioni. E poi c’è una narrazione tutta diversa».
Antonio Iovito, segretario Spi Abruzzo Molise, ha rilanciato la richiesta di pensioni dignitose, di servizi sanitari efficienti, di una riforma del Fisco: «Siamo di fronte a una società che invecchia, e questo dovrebbe essere motivo di orgoglio, non di condanna. Gli anziani meritano rispetto, non misure che li penalizzano ulteriormente».

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