C’è fermento fra i politici e i rappresentanti del partenariato economico e sociale. Ora però, propone la segretaria della Uil dopo aver constatato la «vivacità» del momento, «programmiamo il futuro».
«Integrazione sanitaria, artigianato, rapporti con le regioni limitrofe. Tanti protagonisti del mondo politico, delle istituzioni locali, delle associazioni datoriali sono in piena attività, tutti accomunati da quel desiderio di rilancio del Molise, che anche noi desideriamo da tempo, ma che sino ad ora non ha prodotto ancora un’idea e un progetto definito e di prospettiva», aggiunge Boccardo, rieletta al vertice della Uil Molise una settimana fa.
«È opportuno, concordiamo, un cambio di passo e un’accelerazione rispetto ai processi di integrazione sanitaria, al sostegno delle piccole imprese artigiane attraverso misure di incentivi all’occupazione e di accesso al credito sostenibili, così come siamo d’accordo sull’opportunità di lavorare a rete con le Regioni del Mezzogiorno rispetto a progetti più importanti e strutturali. Purché si abbia chiara la direzione. Ma – puntualizza – torniamo con i piedi per terra! Se da un lato si deve guardare lontano con ambizione e progettazione, allo stesso modo non possiamo però scostarci da alcune problematiche che attendono risposta immediate e che in alcuni casi vedono l’aggravarsi della situazione. Non possiamo più procedere con confusione, ad esempio, sul tema del precariato nel pubblico impiego e delle assunzioni del personale sanitario dove negli ultimi giorni se ne sentono di ogni tipo, sui contratti in scadenza nel sistema regionale, sugli ammortizzatori ormai prossimi al capolinea che vedono coinvolti centinaia di lavoratori disperati e preoccupati sul loro futuro. È urgente aprire un tavolo di discussione per definire metodi e tempi rispetto alle iniziative occupazionali da portare avanti».
Anche sul fronte delle crisi industriali, «ben venga la proroga degli ammortizzatori sociali per le aziende in crisi, ma a noi piacerebbe che quelle realtà ripartissero velocemente nella produzione e che quei lavoratori avessero un lavoro anziché la cassa integrazione. E, ancor peggio, la situazione della ex Ittierre o dell’ex Zuccherificio dove siamo dinanzi a lavoratori che hanno esaurito ogni tipo di sostegno economico. E seguiamo con attenzione anche quanto sta accadendo alla Unilever di Venafro, dove a causa di una ristrutturazione aziendale e la meccanizzazione di alcuni processi, sono a rischio oltre 40 posti di lavoro. Siamo preoccupati anche dei lavoratori della formazione professionale con contratti scaduti e dei tanti lavoratori fuoriusciti dal circuito produttivo e in attesa di riqualificazione e ricollocazione a rischio sopratutto per gli ultracinquantenni».
Non dimentica, infine, i giovani. «Non possiamo, poi, tralasciare quanto ci dice l’Istat rispetto ai giovani inoccupati e che non studiano né cercano lavoro: i cosiddetti neet, tra i 15 e i 26, anni che al Sud e in Molise sono oltre il 34%, un dato che richiede un aumento dei livelli di azioni mirate per l’inclusività giovanile. E in un contesto dove il reddito medio e 2,2 volte inferiore alla Lombardia – conclude la segretaria – anche una riflessione sul sistema fiscale locale pare essere necessaria, attivando politiche fiscali di vantaggio, in una Italia che si conferma a due velocità».