I lavoratori a rischio licenziamento dell’ipermercato Conad di Campobasso possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Lo scorso 17 settembre, infatti, i sindacati che hanno preso in mano la vertenza (Uiltucs, Filcams e Fisascat) sono riusciti a raggiungere un accordo con l’azienda e a salvare tutti i dipendenti che rischiavano di tornare a casa.
Nonostante la grande soddisfazione delle parti, l’incontro, avvenuto presso il III dipartimento dell’assessorato al Lavoro, ha lasciato comunque l’amaro in bocca a causa dello «scarso coinvolgimento della Regione» nell’intera vicenda, che riguarda, oltre al Molise, anche Puglia e Abruzzo, per un totale di 7 punti vendita e 300 lavoratori in esubero.
«La firma dell’accordo è stato l’unico momento nel corso degli ultimi mesi in cui si è palesata la classe politica, cosa che in altre realtà non è avvenuta – spiegano i sindacalisti – in particolare in Puglia la parte politica, unitamente al lavoro dei sindacati, ha giocato un ruolo fondamentale nell’intera vicenda tanto da creare una task force con la quale è riuscita ad ottenere una convocazione al Mise. Da noi, invece, la Regione non ha fatto nulla, in particolare l’assessore al Lavoro, che abbiamo visto di sfuggita solo al momento della firma, ossia quando avevamo già raggiunto l’accordo tra di noi».
Le organizzazioni sindacali pugliesi, infatti, hanno chiesto un tavolo complessivo al Ministero dello Sviluppo Economico che coinvolgerà, seppur trasversalmente, anche i protagonisti molisani.
«Nonostante questo siamo soddisfatti dell’accordo raggiunto lunedì tra sindacati e società Molisedea (cooperativa che gestisce i lavoratori del Conad Adriatico presso il punto vendita del Centro del Molise ndr): in primis, a fronte dei 108 dipendenti dell’area vendita, siamo riusciti a ridurre il numero dei lavoratori a rischio da 35 a 30 unità.
Ciò significa che il monte ore delle persone escluse verrà detratto da quello totale dei dipendenti in esubero (circa 41mila ore). Inoltre dei 30 dipendenti in esubero 18 hanno scelto volontariamente di andare via usufruendo dell’incentivo all’esodo, concordato in precedenza tra azienda e sindacati, mentre, per gli altri 12, lo stesso monte ore di esubero verrà spalmato su tutta la platea dei lavoratori Conad (90 unità) il ché comporterà una riduzione minima delle ore sia per i full time che per i part time».
Azienda e sindacati inoltre si incontreranno ogni 6 mesi per fare il punto della situazione circa l’andamento economico, strutturale e organizzativo dell’azienda.
«Bisogna ringraziare i 90 lavoratori che hanno capito la situazione accettando la nostra proposta – aggiungono i segretari – approvando all’unanimità il documento di accordo nel corso dell’ultima assemblea».
Le organizzazioni sindacali sono soddisfatte dunque. Ma nonostante la battaglia vinta c’è ancora tanto da fare. Problematiche che richiederebbero, ancora una volta, l’intervento della classe politica.
Come la legge regionale sul Commercio che, secondo i sindacalisti, andrebbe rivista e ristrutturata. «C’è un capitolo della legge – spiegano – che prevede il sostegno economico alle aziende in crisi. Una soluzione che avrebbe potuto evitare tutta questa vertenza. Peccato che ad oggi non ci sia un euro in merito a quei finanziamenti.
Unica nota positiva delle legge – aggiungono – è la creazione di un Osservatorio sul commercio che vede protagonisti le organizzazioni sindacali, le organizzazioni aziendali, la Regione, l’Ispettorato del lavoro e l’Ufficio provinciale del lavoro.
Secondo i dati Istat la città di Campobasso è all’84esimo posto delle province d’Italia in termini di reddito, sicurezza ed altri fattori. Paradossalmente sono numerose le aziende che vengono ad investire in Molise.
La spiegazione è che ogni azienda fa quello che vuole a prescindere da regole e contratti a norma di legge perché c’è scarso controllo.
Ciò produce dunque il fenomeno del dumping contrattuale – e di conseguente concorrenza sleale – e a perderci sono ancora una volta i lavoratori e le aziende che invece agiscono secondo le regole. Con la presenza di osservatorio gli imprenditori ci penserebbero due volte prima di trasgredire la legge.
Ogni settimana ad esempio le aziende sono tenute a consegnare i turni dei lavoratori all’ispettorato del lavoro ma non lo fa nessuno.
Oppure molte aziende fanno contratti a 20-24 ore mentre il dipendente in realtà ne svolge molte di più. Ecco che allora le ore in eccedenza non retribuite consentono agli imprenditori scorretti di abbassare i prezzi creando così una concorrenza sleale che danneggia chi invece rispetta le norme».
Riflessioni, nel corso della conferenza, anche sulla polemica che riguarda le chiusure domenicali.
«È una battaglia che portiamo avanti da anni.
Le aperture domenicali non hanno portato ad un aumento dell’occupazione bensì della disoccupazione.
Esistono periodi ‘morti’ nel corso dell’anno in cui le aperture nei festivi comportano solo costi aggiuntivi alle aziende, che poi vengono riversate sui dipendenti, che invece rappresentano l’unico costo variabile da sacrificare. Riteniamo che i centri commerciali non debbano chiudere in blocco ma agire come fanno le farmacie, ossia a rotazione».
Tante dunque le questioni ancora aperte e tante le aziende e i lavoratori nel settore del commercio che si ritrovano a vivere problematiche simili.
Oggi però, almeno una battaglia, grazie ai sindacati e all’apertura dell’azienda e dei lavoratori, è stata vinta e 30 famiglie potranno dormire sonni sereni.
SL
Grazie al Cielo, ed un sentito ringraziamento a tutti coloro che non hanno desistito dalla lotta. Il traguardo, però, non cancella una grave mancanza di questa come delle precedenti amministrazioni comunali: l’aver concesso licenze a cuor leggero a supermercati e centri commerciali. Neanche fossimo una metropoli!! Mi auguro che si abbia l’umiltà di riconoscere di aver sbagliato, di porre un freno a questo come ad altri tipi di licenze, e che si arrivi alle chiusure domenicali, in primis per recuperare il senso della festa religiosa e del concetto di riposo, in secondo luogo per restituire respiro e dignità alle piccole attività commerciali. Avanti su questa strada, per il bene di tutti!