Quasi 1.200 domande di pensione con ‘quota 100’, 1.150 per l’esattezza. Ma ancora c’è molto tempo. Il problema, aggiunge la Uil ai dati forniti dal direttore regionale Inps Elio Rivezzi al confronto organizzato dal sindacato alla Scuola edile, è che non è previsto ricambio.
«Soprattutto nel pubblico impiego si rischia il collasso di ospedali, tribunali, scuole, enti locali dove in questi anni si è tagliata molto la spesa», lancia l’allarme la segretaria generale Tecla Boccardo. Tasso di sostituzione molto basso anche nel privato, dove «si svuotano il manifatturiero, il settore dei trasporti e dei magazzinieri». Cita i numeri di Fca: 60 persone accedono a quota 100 e nessuna sostituzione è prevista, «nell’arco dei tre anni si immagina uno svuotamento di circa 300 unità. A questo si aggiungono i 5mila posti di lavoro «bruciati in Molise in dieci anni, solo nella sanità 677 negli ultimi anni e l’azienda sanitaria è l’unico ente che ha previsto una sostituzione, pari però a un terzo per quanto riguarda il comparto». In Regione, 50 nuovi pensionati nel 2019: 30 con ‘quota 100’ e 20 ordinari. Zero assunzioni, rimarca Boccardo. Che perciò rilancia la proposta di un osservatorio: «Partiamo dai dati per programmare e non arrivare tardi».
All’incontro Guiglielmo Loy, ex segretario confederale Uil e oggi presidente del Comitato di vigilanza Inps. «Siamo molto preoccupati – così Loy – perché la tenuta del sistema previdenziale si fonda su due aspetti: quante persone vanno in pensione e quante contribuiscono al pagamento delle pensioni. Una flessibilità in uscita per permettere ad alcune persone – che sono arrivate a una determinata età o a determinati anni di lavoro – di anticipare il pensionamento prima dei 67 anni ci può stare, ma nel contempo andrebbe messa in campo una politica economica che faccia sì che più persone vadano a lavorare. Questa seconda parte è debole, soprattutto nella Pa dove per vari motivi non si assume quasi più».
Dal punto di vista della gestione delle pratiche, l’Inps sta compiendo un grosso sforzo, ma il direttore assicura: non ci sono grosse problematicità. Insieme a ‘quota 100’, gli uffici di via Zurlo seguono pure il reddito di cittadinanza. Anche in Molise, riferisce Rivezzi, ci sono rinunce per ora solo verbali, anche perché «non c’è lo strumento per poter rinunciare, non è neanche previsto nella norma». Lo dice chi si aspettava 700 euro e si ritrova ad averne 50-60. Non era ben chiara la norma, come ha detto Di Maio a Primo Piano Molise una settimana fa: «Chi riceve un assegno inferiore è perché ha già altri introiti e la somma che riceve gli consente di arrivare a 780 euro». Rivezzi conclude: «Le aspettative erano tante, quindi c’è la reazione di rabbia, l’intenzione di rinunciare. Però non credo che dalle parole si passerà ai fatti, anche perché sono comunque aiuti alle famiglie, anche poche centinaia di euro rispetto a niente saranno importanti».
ppm