Un momento storico difficile, nel quale troppo spesso i toni sono sopra le righe e le azioni fuoriluogo. La contestualizzazione che apre i lavori del consiglio regionale della Uil, alla presenza del segretario generale Carmelo Barbagallo, riguarda anche il mondo dell’informazione. Ed è Carmine Battaglia che a nome della Uil Molise esprime la vicinanza al mondo dell’informazione, a chi ogni giorno racconta e documenta quello che accade e che, nel fare il proprio dovere, s’imbatte anche nelle offese verbali e nelle aggressioni come accaduto martedì alla ‘nostra’ Rita Iacobucci. Sostiene l’incipit dei lavori anche Carmelo Barbagallo che ha raggiunto il Molise «perché è più in difficoltà di prima». Una chiacchierata, la sua, aperta alle telecamere, ai microfoni, ai taccuini. L’interlocutore è il segretario regionale Tecla Boccardo. I temi affrontati coinvolgono il livello nazionale e quello regionale, raccontano di un sindacato aperto al confronto e alla discussione, che conquista spazi con competenza, che siede ai tavoli con un ruolo sempre più importante. Si parla di metodo e di merito e Tecla Boccardo affila le armi. «In Molise non c’è né l’uno né l’altro: non si è mai aperto un confronto, non si danno risposte». Ma il motivo, per lei, è chiaro. «La politica regionale non conosce quale è il problema, pensa di risolverlo con le poche politiche passive del lavoro che si chiamano ammortizzatori sociali». Al leader Barbagallo, la Uil Molise affida un compito: «sarà la nostra voce ai tavoli importanti convocati con il premier Conte e con i ministri. Chiediamo a lui di rappresentare le nostre urgenze ed emergenze». La realtà regionale, nella narrazione del segretario regionale Boccardo, è una fotografia in bianco e nero: crisi e aziende che chiudono, disoccupazione, fondi spesi poco e male, idee di rilancio che restano solo belle intenzioni. Un sindacato presente – con la identica preparazione e caparbietà – su tutti i temi, rivendica la Boccardo. E non è un caso che la Uil conti 30mila iscritti in più mentre le ‘consorelle’ – come le chiama Barbagallo – registrano defezioni corpose. Ma è il tema del lavoro, delle promesse della politica non mantenute, delle azioni messe in campo che non offrono risposte alla grande emergenza «da allarme rosso» quello che diventa, per Tecla Boccardo, un rosario di questioni non risolte. «Perdere il lavoro in Molise significa affacciarsi sul deserto, non ci sono alternative se non andare via. E quando c’è, il lavoro è malpagato, precario, poco rispettoso dei contratti. Quando invece non c’è, è solo promessa da campagna elettorale. Non esiste un progetto per il rilancio e lo sviluppo. Le politiche attive si concretizzano in un parcheggio per i lavoratori, sono utilizzate in sostituzione di quelle passive» incalza. «In Molise cresce la disoccupazione e diminuisce la cassintegrazione. Non c’è più nulla, c’è la povertà» dice. Cresce anche la cigs, un ulteriore elemento «che evidenzia come il sistema produttivo scricchioli – spiega ancora – ma nessuno se ne rende conto. La nostra è una terra attraente ma non attrattiva, c’è un utilizzo lento delle risorse. Dei 422 milioni di investimenti pubblici per il Patto per il Sud, la spesa rendicontata è ferma all’1,4%, grida vendetta in una regione che ha bisogno di infrastrutture, di una svolta in grado di trattenere i giovani. L’unica mobilità che oggi resta è quella di chi viene accompagnato alla stazione per andare via e non tornare più». Il peccato originale è tutto qui: manca un’idea forte di sviluppo. «Promesse tante ma nessun cambio di passo. Aspettiamo che atterrino aziende ma non offriamo nulla per rendere attrattivo il territorio se non tasse, costi, viabilità impraticabile, giovani che vanno via quindi nemmeno la manodopera specializzata. Piuttosto che attendere quelle che ancora devono venire – dice Tecla Boccardo – sosteniamo quelle che ci sono, esistono e resistono prima che chiudano e vadano a dislocare in altri territori. Finalizziamo la spese delle tante risorse: quelle per l’ area di crisi complessa, la Zes, il Cis, il Patto per il Sud. Pensiamo ai nostri giovani, a quelli che vanno via ma anche ai tanti precari. Come non pensare agli scandali che si sentono anche in Consiglio regionale, è gravissimo» rimarca, riferendosi agli avvisi pubblici entrati di prepotenza nella querelle politica. E poi fari puntati su chi ha perso il lavoro, sul «pannicello caldo per la Gam», sulla sanità «ridotta all’osso, sui disagi legati ai trasporti pubblici. Stiamo facendo passi indietro e non avanti. Non possiamo permettercelo. Altro che autonomia differenziata – sottolinea ancora – non siamo in grado di fare le cose piccole, figuriamoci quelle grandi». Il tempo degli slogan, per la Uil Molise, è finito. Al rosario di errori fa da contraltare la proposta che Barbagallo porterà a Palazzo Chigi: una nuova e moderna Cassa per il Mezzogiorno per interventi straordinari sui progetti, per una spesa celere e congrua dei finanziamenti che ci sono ma non si mettono in cantiere per questioni procedurali. Una cabina di regia per aiutare le Regioni che non sono in grado di elaborare e portare a compimento le progettualità, per verificare le risorse non utilizzate, i lavori iniziati e interrotti. Ma per rilanciare il Molise servono strade, infrastruttuere, una viabilità degna. «Facciamo viaggiare persone, merci e idee» la ricetta di Barbagallo.