Fornire agli operatori sanitari gli adeguati dispositivi di protezione individuale e assicurare a tutto il personale esposto l’effettuazione dei test diagnostici, prevedendo anche la loro ripetizione nel tempo, secondo criteri stabiliti dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza covid-19.
Sono le azioni previste dal protocollo siglato ieri dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e il ministro della Salute Roberto Speranza.
L’intesa interviene anche in ordine alle misure di sanificazione degli ambienti di lavoro e insiste sulla necessità di adeguare le dotazioni organiche del sistema sanitario attraverso misure straordinarie di assunzione e di stabilizzazione dell’attuale personale precario.
«Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria – commentano i sindacati – hanno fermamente voluto questo nuovo protocollo e sono impegnate a farlo applicare per far fronte allo sforzo quotidiano, anche oltre le proprie possibilità fisiche, che il personale del Ssn svolge con abnegazione esemplare sul fronte dell’attuale epidemia, che purtroppo continua a registrare fra gli operatori crescenti casi di contagio e fin troppi caduti sul campo».
Protesta Nursing Up: il protocollo è stato siglato senza i sindacati degli infermieri, «le nostre decine di migliaia di iscritti pretendono di sapere dal ministro della Salute come una cosa del genere sia stata possibile, persino ora che stanno mettendo a repentaglio la loro vita in trincea».
In Molise, declinano a livello locale i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, «abbiamo un’emergenza nell’emergenza, quella della diffusione dell’epidemia di covid-19 tra il personale sanitario, che rischia di mettere in crisi il nostro già fragile sistema sanitario, fortemente indebolito dalle scelte politiche dei tagli di questi anni, da noi fortemente contrastate, dal personale del 118 al personale delle strutture sanitarie pubbliche o accreditate, che sta assumendo proporzioni preoccupanti». Salutano con soddisfazione, dunque, la firma dell’accordo a Roma e incalzano a fare di più in Molise. I contenuti dell’intesa, dicono, «da oggi si dovranno applicare anche qui da noi, ora non ci sono più scuse».

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