Prima l’ipotesi ‘spezzatino’: ore scolastiche da suddividere tra didattica a distanza e in presenza. Poi lezioni da 45 minuti, mascherina in aula. Infine il distanziamento attraverso gabbie in plexiglass. La pandemia e la scuola: in mezzo, le troppe idee e tutte confuse della politica. Ieri mattina il presidio in piazza Prefettura a Campobasso: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal, Gilda, il personale docente, quello Ata, l’area dirigenza del comparto istruzione e ricerca accendono l’attenzione sui temi. Un piano straordinario degli investimenti e risorse economiche adeguate a consentire il potenziamento degli organici quelli più urgenti. «La criticità – spiega ai microfoni di Teleregione Alida Candeloro, Snals Campobasso – risiede nel non aver stabilito le risorse per il funzionamento della scuola. Quelle che ci sono non sono sufficienti per aumentare gli organici Ata e docenti, per permettere che le classi siano meno numerose». Che poi è l’unica modalità, al netto delle mascherine per 5 ore di seguito o delle gabbie in plexiglass, per assicurare distanziamento e lezioni in piena sicurezza. Didattica a distanza? «È improponibile – rilancia Michele Rauso, Gilda Insegnanti -; la scuola si fonda sul rapporto quotidiano che non può avvenire attraverso un pc». I numeri di un ‘mondo sospeso’ li sintetizza Pino La Fratta, Flc Cgil. «Quarantamila tra studenti e docenti non sanno, oggi, cosa troveranno fra 3 mesi, il governo non ha una strategia sulla scuola, si cambia idea con il passare dei giorni. Il plexiglass? In Italia abbiamo 8mila istituti e 42mila plessi, quanta plastica servirà?». Da qui a due mesi occorrerà garantire 20 alunni per classe, dare piena funzionalità alle segreterie, rivisitare il dimensionamento, procedere alle assunzioni a tempo indeterminato e rinnovare le graduatorie provinciali. « Non sono convinto che si tornerà a scuola a settembre – afferma Nicolino Fratangelo, Uil Scuola Rua -; non c’è un progetto, si cambia idea continuamente. Ora anche sulla bocciature. Altro che plexiglass, servono 80mila docenti in più per garantire sicurezza». In questo quadro confuso, ci sono anche i precari storici. «Sono al mio settimo contratto annuale – spiega Michela Marchetti -; il ministro parla di merito. A settembre quando siamo chiamati a reggere il sistema dell’istruzione siamo meritevoli mentre non lo siamo più quando bisogna stabilizzare».