La filiera avicola, ma pure il tessile e il metalmeccanico. L’area di crisi complessa, mai decollata, per la quale però la Regione non ha chiesto nemmeno il rifinanziamento. «E poi non c’è un’idea su come spendere i fondi della passata programmazione europea e di quella futura. Trasporti, turismo, commercio: non c’è un settore in cui le cose vadano bene in Molise. Si naviga a vista Non lo diciamo noi, lo testimoniano i fatti».
A fine conferenza stampa, Franco Spina tira le somme coi cronisti. Il dirigente della Cgil ha elencato insieme ai colleghi responsabili confederali di Cisl, Giovanni Notaro, e Uil, Tecla Boccardo, i motivi per cui il tempo è scaduto per la giunta Toma.
Le categorie dell’agroalimentare insieme a un gruppo di lavoratori della Gam fanno il punto sul destino dell’azienda di Bojano e della filiera, che sembra ormai segnato. Il 4 novembre scade la cassa integrazione. «Attendiamo ancora di sapere se si può prolungare per il Covid – spiega Raffaele De Simone della Fai – Non perché puntiamo solo agli ammortizzatori, ma per capire se ci sono le condizioni per il rilancio e il progetto di un imprenditore». A fine luglio, riferisce insieme ai collegi Raffaele De Simone (Uila) e Florinda Di Giacomo (Flai), c’è stato un incontro col neo assessore al Lavoro Marone. I cambi all’interno dell’esecutivo, le fibrillazioni in maggioranza non hanno aiutato il confronto. Ma in linea di massima i sindacati lamentano che col governo di centrodestra il confronto non c’è. «Per le politiche attive in area di crisi c’è poco o nulla – così Di Giacomo – Senza dimenticare che c’è un esercito di persone che non sono più agganciate a un posto di lavoro e per le quali ci sarebbe comunque bisogno anche di politiche passive».
L’area di crisi complessa – autorizzata da Campochiaro a Venafro – non è mai decollata finora, tanto dei numerosi progetti presentati dopo l’istruttoria ne è rimasto in piedi un paio. «Per il 2020 non abbiamo neanche richiesto il finanziamento. Tanto che al Ministero dicono: il Molise ha risorse a sufficienza oppure che ha superato la crisi. Una doppia beffa. E non c’è ancora nulla sulla Zes, mentre è partita quella di Lazio e Abruzzo», ancora Spina.
Zes allo start pure in Calabria e Sicilia, quasi concluso l’iter in Campania, aggiunge Boccardo. «Da noi si discute solo di chi deve esserne responsabile. E lasciamo sul tavolo la nostra quota dei 500 milioni messi in campo dal Mise per le aree di crisi. Quanto alla filiera avicola, le priorità – dice la segretaria della Uil – sono due: tutelare i lavoratori e avviare un rilancio che è assolutamente possibile per via della vocazione del territorio e delle iniziative imprenditoriali che ci sono e che aspettano l’attenzione della politica».
Alla Regione, Notaro ricorda gli impegni presi: di rafforzare la filiera bassa, impegno preso anche da Amadori di cui però non ci sono state tracce concrete, e di accompagnare il rilancio dell’avicolo con politiche attive e di autoimpiego per gli ex Gam. «Anche sulla cassa Covid c’era stato un impegno a verificare le condizioni, ma la scadenza è il 31 agosto e non sappiamo ancora nulla». Per chiedere una proroga degli ammortizzatori, inoltre, al Ministero si deve andare con un imprenditore che assicuri il rilancio e quindi la continuità. Altrimenti, la lenta agonia dell’azienda di Bojano entrerà nella fase cruenta e definitiva.
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