Dodici ore in turno. Al mattino, nel freddo di contrada Tappino a Campobasso, escono sfiniti. Stravolti da una notte che tre pazienti non hanno superato e sono morti, come gli altri, soli.
Infermieri e Oss che guadagnano l’aria e la luce uscendo dal Cardarelli hanno dentro e sul volto quel vuoto. L’assenza di abbracci e calore nel momento dell’addio. Un altro sfregio del virus. Gli anni a venire ci diranno quanto è profondo e che strascichi ha lasciato in chi sopravvive a un padre, una madre, un fratello, un amico perduto senza avere il ricordo della sua sofferenza. Inghiottito dall’isolamento e da un’ambulanza. Tornato mai più. I soli custodi, e dispensatori, di umanità sono gli operatori sanitari che lavorano nei reparti Covid del Cardarelli: 55 posti occupati, poche unità di personale a guardia dei monitor di cui è dotato ogni letto. Abnegazione e sacrificio, tanta professionalità. Uomini e mezzi in campo contro un nemico ancora poco conosciuto. Una fatica immane, coperti e appesantiti da tute protettive e mascherine che segnano il viso. Ripagata troppo spesso da mattine dolorose come questa: i morti della seconda ondata sono già più del doppio di quelli della prima.
Poche ore dopo il cambio turno, nel piazzale davanti all’ospedale arrivano i rappresentanti di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa. Un presidio ‘minimo’ nel rispetto delle norme anti contagio per chiedere assunzione di personale e sicurezza per gli operatori. E anche l’erogazione dei giusti riconoscimenti economici. «Ancora non vengono saldati i premi per cui il governo nazionale ha stanziato i fondi con il primo decreto sull’emergenza pandemica», sottolinea il segretario di Uil Pa Bredice.
Insieme ai colleghi Capuano (Fp Cgil), Valvona (Fp Cisl) e Boccardo (Uil Fpl) rimarca che medici, infermieri, tecnici e Oss sono ormai stremati: «Turni estenuanti, non ce la fanno più. Pur avendo stabilizzato il personale precario, la carenza di organico di quest’azienda è pesante e già prima del Covid gli operatori facevano fatica», dice Anna Valvona.
Potenziamento degli organici, le dà manforte Tecla Boccardo, e del territorio. «Senza servizi territoriali sarà difficile perfino la campagna del vaccino quando finalmente arriverà. Ma non si sono rafforzati neanche gli ospedali, non abbiamo ancora un Covid hotel per le quarantene di chi non può isolarsi a casa propria o ha pochi sintomi ed è meglio non vada a gravare sui reparti già pieni. Di contro, abbiamo libri dei sogni. La governance sanitaria racconta una realtà diversa da quella che si vive nelle corsie. A questa governance chiediamo di salvaguardare gli operatori: dpi, tamponi e test rapidi. E che il loro lavoro straordinario sia riconosciuto come prestazioni aggiuntive. L’anno scorso l’Asrem le ha riconosciute al personale del comparto, perché adesso no?». L’azienda è la stessa. Qualcosa, evidentemente e indubbiamente, è cambiato.
ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.