Se ne sono andati da via Genova scoraggiati e per nulla soddisfatti. «L’unica cosa certa è che i nostri conti correnti sono ancora in rosso. Molte chiacchiere qui stamattina, ma a mia moglie cosa porto per la cena di stasera? Le chiacchiere?», dicono quasi in coro. Sottolineando: ora non ce la facciamo più.
Alle prese da anni con il ritardo nel pagamento degli stipendi, i dipendenti iscritti alla Faisa e all’Ugl hanno tenuto un presidio davanti alla sede della Regione per dire anche che l’intervento sostitutivo attivato dall’ente prima di Natale non ha risolto i problemi. A cominciare dal fatto che poco più di 70 di loro hanno percepito lo stipendio di ottobre da Palazzo Vitale. Gli altri, un centinaio, invece no.
Il perché non è semplicissimo da spiegare. A Primo Piano ha fornito delucidazioni il segretario della Faisa Emilio Santangelo. Lui è fra i 70 che prima di Natale hanno potuto sorridere almeno un po’. «Perché per la mensilità di ottobre avevo ottenuto un decreto ingiuntivo e un successivo pignoramento. Le somme per me e per gli altri erano già accantonate in Regione». Quindi, chi non ha fatto ricorso al Tribunale, pur avendo prodotto la domanda come gli altri, ha dovuto aspettare che fosse Larivera a corrispondere lo stipendio. Per novembre si riproporrà, prevede Santangelo, la stessa situazione. Il decreto ingiuntivo, quindi, non è un ostacolo all’intervento sostitutivo. Sembra che sia anzi il contrario.
«Ma la norma non chiarisce affatto – ha detto agli autisti e ai sindacalisti, oltre che alla capogruppo dem Micaela Fanelli intervenuta al presidio l’assessore regionale Quintino Pallante – cosa succede se si attivano due procedure contemporaneamente». Dunque, è stato il suo consiglio, tutti i dipendenti interessati devono percorrere la stessa strada. «Intanto la Regione – ha confermato ai giornalisti – continuerà con l’esercizio del potere sostitutivo per i mesi di novembre e dicembre e spero che ci sia un riallineamento definitivo fra le richieste dei lavoratori e tutti i pagamenti».
Al titolare dei Trasporti, che il primo ad aver azionato la possibilità fornita dalle norme sugli appalti, è stato chiesto ripetutamente anche ieri mattina di esercitare altre clausole contrattuali, per esempio la revoca per i ripetuti inadempimenti. «La Regione continua a erogare i fondi alla ditta e noi dobbiamo ricorrere ai decreti ingiuntivi per poter prendere uno straccio di stipendio. Le nostre famiglie ne subiscono le conseguenze, ma mentre l’azienda può non pagarci noi il servizio lo dobbiamo continuare a garantire. E poi – è lo sfogo di uno degli autisti che si sono incatenati in via Genova – la Regione dice che paga, l’azienda dice che la Regione paga in ritardo: sempre la stessa storia da 12 anni». Il segretario regionale Ugl Nicolino Libertone pure si è detto convinto che si potrebbe risolvere il problema revocando la concessione ad Atm e scegliendo altri partner.
La soluzione definitiva, per l’assessore, al momento è l’affidamento della gara per il gestore del trasporto pubblico locale che è, ha assicurato, in fase avanzata per l’affidamento. Tre i partecipanti: Trotta, Sati e Gtm (che è la società di Larivera che si occupa del Tpl a Termoli). Gli autisti non sono convinti, temono che i problemi possano riproporsi. «Aspetteremo fine mese e decideremo cosa fare», ha concluso Santangelo presente insieme al collega Faisa Pasquale Giglio. «Se entro gennaio la Regione non riuscirà a pagarci dicembre saremo costretti a tornare ai pignoramenti». E alla ditta che paventa querele (articolo in pagina) ha risposto: siamo pronti a difenderci.

r.i.

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