A tre giorni da Natale, gli autisti del trasporto pubblico locale molisano aspettano ancora gli stipendi di ottobre e novembre e la tredicesima mensilità.
A denunciare, ancora una volta, una «situazione inaccettabile», le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Faisa Cisal e Ugl Autoferro.
«Una condizione che non solo mina la stabilità economica di decine di famiglie, ma che rappresenta un grave affronto al rispetto e alla dignità dei lavoratori. Le aziende che gestiscono il trasporto pubblico regionale, con il silenzio assordante e l’inerzia complice del governo regionale, continuano a ignorare i diritti fondamentali dei propri dipendenti. Gli autisti, che ogni giorno garantiscono il funzionamento di un servizio essenziale per cittadini e studenti, sono costretti a lavorare senza alcuna certezza sul proprio futuro economico.Dov’è il rispetto per chi mantiene in movimento la nostra regione?», puntano il dito i segretari Aurelio Di Eugenio, Simone Vitagliano, Emilio Santangelo e Nicolino Libertone.
Ciascuno, proseguono, deve assumersi le proprie responsabilità: «Le aziende, che evidentemente non sono in grado di garantire la corretta gestione del servizio pubblico, devono essere messe di fronte alle proprie colpe. Altrettanto grave è il ruolo della Regione Molise, che, anziché intervenire con urgenza, lascia che questa situazione si trascini, senza soluzioni concrete. Mentre i dirigenti delle aziende e i rappresentanti istituzionali percepiscono i loro lauti compensi senza ritardi, chi lavora per garantire un diritto essenziale, come la mobilità pubblica, viene trattato come un numero sacrificabile. Questo è il simbolo di una gestione fallimentare e irrispettosa».
Intanto, però, «le famiglie degli autisti meritano risposte, non promesse vuote. Le aziende del trasporto pubblico devono onorare i propri obblighi contrattuali e il governo regionale deve assumersi le proprie responsabilità, monitorando e garantendo la regolarità dei pagamenti.
L’opinione pubblica deve sapere: il trasporto pubblico in Molise si regge sul sacrificio e sul senso del dovere di lavoratori che, nonostante tutto, continuano a svolgere il proprio compito con dedizione. Non si può più tollerare questo disprezzo verso chi contribuisce quotidianamente al funzionamento della nostra comunità. Chiediamo la revoca delle concessioni alle aziende inadempienti». Quindi i sindacati concludono: «Restituite dignità ai lavoratori. Pagate gli stipendi. È un diritto, non una concessione».

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